Castelletto in lutto per la stella della sua squadra di calcio
Migoni era molto conosciuto ed è stato un maestro per una generazione di calciatori
Castelletto in lutto per Angelo Migoni. Negli anni '60 era uno dei campioni della formazione calcistica locale, un maestro per gli altri giocatori.
Castelletto piange Angelo Migoni
In tantissimi la scorsa settimana si sono uniti al cordoglio della famiglia per la scomparsa di Angelo Migoni. L’uomo, 85 anni, era un’autentica leggenda per tutti i castellettesi che sono cresciuti con la passione per il calcio e per lo sport in generale. E così, quando mercoledì 6 ha iniziato a circolare la notizia della sua scomparsa, in molti si sono uniti al cordoglio della famiglia. Originario di Sesto Calende, giocò in diverse squadre prima di approdare alla Castellettese, la società del paese in cui nel frattempo aveva deciso di mettere radici e di creare la sua famiglia.
Una carriera con la passione per i colori biancoazzurri
Come giocatore arrivò alla Castellettese nel periodo più maturo della sua carriera, quando aveva circa 30 anni. "Abbiamo giocato insieme nella seconda metà degli anni Sessanta - dice il castellettese Gianni Sergio - Angelo era un giocatore estroso, un attaccante vero, di quelli che possono cambiare i destini di una squadra. Giocava come centravanti o ala e ricordo che allora, in Seconda categoria, eravamo tutti rapiti dalla sua bravura coi piedi. Era estremamente tecnico, uno dei pochi che padroneggiava veramente la tecnica del doppio passo. Il suo carattere? Angelo aveva un’energia incredibile, e questa sua caratteristica ben si adattava al colore dei capelli, che erano rosso acceso". A ricordare quegli anni straordinari è anche un altro compagno di squadra di Migoni, Luigi Paracchini, che poi fino a qualche tempo fa è rimasto al vertice della società di calcio ricoprendo incarichi dirigenziali. "Ricordo che Angelo era un po’ il nostro maestro - dice Paracchini - in campo era quello più talentuoso e con maggiore esperienza. E non potrò mai dimenticare quella volta in cui si ruppe una gamba in seguito a un brutto contrasto in campo. Era uno di quei giocatori estremamente tecnici, a cui era difficile togliere la palla, e così a quel tempo in molti optavano per dei contrasti davvero violenti. Ricordo ancora quando dopo quella botta Angelo si accorse di essersi rotto la tibia. Fu uno shock anche per noi, perché la sua era una sorta di figura paterna in campo e in virtù dei traguardi raggiunti nella sua carriera sportiva era un po’ il nostro punto di riferimento. Era un grande agonista, lottava su ogni pallone e a volte poteva risultare magari brusco con i giocatori delle altre squadre. Però anche quando c’era qualche battibecco in campo, poi Angelo sistemava tutto e si riconciliava con i suoi avversari".
Un maestro che ha portato l'innovazione nel calcio
All’epoca il calcio era decisamente lo sport popolare per eccellenza, e gli abitanti del paese erano fortemente legati ai giocatori della propria città. "Io l’ho incontrato giocandoci contro - dice Luciano Montonati, ex dirigente della Castellettese - quando avevo appena 18 anni. Era un torneo notturno e ricordo che fu davvero emozionante vedere in campo lui e Peppino Cesario, per noi erano davvero punti di riferimento importanti".
Dopo una carriera decollata a Omegna e a Sesto Calende, Migoni si innamorò della Castellettese e tornò a giocarvi anche una volta che aveva appeso gli scarpini al chiodo. "In campo si era costruito la fama di giocatore agonisticamente molto energico - dice l’ex presidente della Castellettese, Marziano Balzarini - un attaccante di manovra, tecnicamente innovativo e grintoso. Ma qui in paese lo ricordiamo anche per i lunghi anni passati come allenatore della nostra prima squadra. Tornò due volte sulla panchina della Castellettese e in entrambe le occasioni si distinse per la sua grinta e per l’attaccamento alla maglia che sapeva trasmettere ai suoi giocatori. In quegli anni guidò egregiamente la nostra squadra in Promozione, ottenendo dei risultati davvero importanti".