Appello

Arona: "Salviamo la Cappella sul colle di San Carlo

L’area oggetto della compravendita ha una ampiezza nell’ordine della decina di ettari, ma la Cappella ha una propria piccola partita catastale.

Arona: "Salviamo la Cappella sul colle di San Carlo
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"Salviamo la Cappella sul colle di San Carlo: appartiene all'umanità". E' questo l'appello che lancia l'associazione GLi Amici della Rocca proprio nei giorni seguenti le celebrazioni per San Carlo che ricorrono il 4 novembre.

L'appello

"Fu un pastore mirabile e grande riformatore, egli nacque ad Arona e in questi luoghi passò pellegrino malato, lasciandoli ormai moribondo - scrivono dall'associazione aronese - La Chiesa ricorda, ed il popolo come tradizione festeggia sotto la sua statua, costruita fuori da ogni misura, proprio lui che in vita neppure volle essere mai ritratto, fedele al motto “umiltà”. Il cardinal Federico (quello de “i promessi sposi”), facendosi interprete dei desideri della comunità, volle un Sacro Monte in memoria del Santo. Delle quindici cappelle in progetto oggi ne rimangono solo tre. Quella dedicata all’istituzione dell’Ordine degli Oblati (la undecima del progetto iniziale), la più interessante architettonicamente, è vittima di un grave degrado ed oggetto di continui vandalismi, quindi la più bisognosa di interventi conservativi. La Veneranda Biblioteca Ambrosiana, a cui Federico affidò la sovraintendenza dei lavori, rimase proprietaria dei terreni e delle opere del percorso devozionale fino alla fine del secolo scorso, quando vendette ai Frati Minori Cappuccini. Costoro all’epoca avevano una comunità particolarmente attiva sul colle, ma dopo pochissimi anni per rientrare da gravi perdite economiche, rivendettero l’intera area ad una società immobiliare privata".

L'associazione si pone quindi due domande: "Chi è responsabile del degrado e chi deve intervenire per restituire alle future generazioni questo piccolo patrimonio dell’umanità?
Nessuno levi il dito accusatorio, tutti siamo responsabili. Certo lo è l’attuale proprietà, ma fu sempre chiaro che l’importante investimento effettuato non era “mecenatismo” per perseguire gli stessi scopi “spirituali” del Cardinal Federico; responsabili sono i Frati Minori che hanno preferito monetizzare; anche tutte le amministrazioni comunali aronesi che non si sono mai interessate alla valorizzazione dei luoghi; pure la Soprintendenza ai Beni Culturali, prigioniera di troppi meccanismi istituzionali è stata impotente nella salvaguardia. Anche noi, presunti paladini dei valori da restituire alle nuove generazioni, non possiamo assolverci, forse non abbiamo urlato a sufficienza certo non abbiamo insistito su iniziative e proposte di salvaguardia e valorizzazione".

L’area oggetto della compravendita ha una ampiezza nell’ordine della decina di ettari, ma la Cappella ha una propria piccola partita catastale: "Il suo valore economico è molto inferiore a quello storico architettonico, se l’edificio divenisse un bene pubblico sarebbe possibile trovare più facilmente fondi. Quali soggetti possono essere interessati? Ecco alcune ipotesi: l’amministrazione comunale, che così potrebbe mostrare l’interesse della città per il bel colle spesso dimenticato, l’Ente Regionale di Gestione dei Sacri Monti, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana che arricchirebbe la sua proposta culturale in sito, la Congregazione degli Oblati dei S.S. Carlo ed Ambrogio (la cappella fu costruita a loro spese nel ‘600), forse più di uno di questi Enti associandosi, facendo rete con Soprintendenza, con facoltà universitarie, con associazioni no profit, o altri soggetti che ne condividono la conservazione e valorizzazione. Certo è un percorso da costruire, ma se non si incomincia a parlarne il destino della bella cappella, costruita negli anni in cui “l’archistar” Francesco Richini operava nel cantiere aperto da Federico Borromeo, pare inesorabilmente segnato".

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