Alla Badia di Dulzago centinaia di persone per la tradizionale fagiolata di San Giulio
Per l'occasione è stata consegnata una targa a tre storici volontari che da cinquant’anni si impegnano per la buona riuscita della giornata

Festa di San Giulio la scorsa domenica 26 gennaio alla Badia di Dulzago a Bellinzago Novarese, un appuntamento che unisce fede, tradizione e senso di comunità.






Alla Badia di Dulzago centinaia di persone per San Giulio
L’antica tradizione della fagiolata di San Giulio alla Badia di Dulzago affonda le sue radici nel lontano 1100, quando i monaci della Badia distribuivano al popolo un piatto di zuppa di fagioli e un pezzo di pane. Una tradizione che accompagna e simboleggia da secoli di storia della badia di Dulzago.
La mattinata si è sviluppata secondo le tradizionali tappe: la messa delle 11, presieduta dal parroco di Cameri don Massimo Martinoli, a seguire la processione al termine della quale, dopo il tradizionale discorso delle autorità locali ha avuto luogo la benedizione della fagiolata e del pane di San Giulio.
La cerimonia ha visto la presenza di rappresentanti delle istituzioni, in primis il sindaco di Bellinzago Fabio Sponghini e il vice presidente della Provincia Andrea Crivelli. "Un sentito ringraziamento a tutti gli organizzatori, ai volontari e ai partecipanti per aver reso questa giornata così speciale" ha commentato quest'ultimo.
Consegnate tre targhe
Per l'occasione la Comunità della Badia ha voluto ringraziare, con la consegna di una targa, tre grandi uomini, Guerrino Franzon, Pierangelo Milanino e Giuseppe Brusati che da cinquant’anni si impegnano per la buona riuscita di questa giornata.
Le parole del sindaco Sponghini
Nel suo intervento il sindaco Fabio Sponghini ha proposto una riflessione:
"Quale sia la valenza storica, culturale e sociale della festa di San Giulio che celebriamo ogni anno alla Badia, lo abbiamo già ricordato più volte - ha detto il primo cittadino - Perché quanto sia importante tutelare e tramandare le tradizioni e la memoria di eventi che sono alla base della nostra comunità, lo abbiamo già sottolineato. Ma ammettere che oggi, ancora una volta, siamo qui perché è bello, questo no, non lo avevamo ancora detto. Eppure, a suo modo, questo è un messaggio rivoluzionario, nella sua semplicità. E’ rivoluzionario di questi tempi ammettere di apprezzare qualcosa o di godere di qualcosa indipendentemente dalla sua utilità. E in effetti, dal punto di vista dell’utile quantificabile o monetizzabile, questa festa non ha valenza rilevante; non determinerà cambiamenti sostanziali o eclatanti nelle nostre vite, nella tranquilla quotidianità di questo borgo o dell’intero comune bellinzaghese".
"Forse sta proprio qui, ‘la rivoluzione’ - ha aggiunto Sponghini - nel persistere pertinace dell’impegno che ogni anno decine di volontari e la comunità della Badia profondono per un evento apparentemente effimero; nella presenza di centinaia e centinaia di persone, fedeli e non, branzagotti e non, che sfidano il freddo di fine gennaio per… Cosa? Una ciotola di fagiolata? L’ascolto dei saluti delle autorità? Qui non si vince nulla, non si guadagna nulla, non ci sono personaggi famosi da incontrare con cui scattarsi un selfie. Non c’è, né ci sarà mai, nulla di tutto ciò… e però… però… anche quest’anno, eccoci di nuovo qui… Perché condividere l’organizzazione degli spazi, il taglio delle verdure, il banco del dolce, l’allestimento e l’accensione dei paioli, la messa e la processione, un the caldo e il pane benedetto è semplicemente e indiscutibilmente BELLO! E questo ci basta, questo è sufficiente; di più, deve essere la ragione prevalente in una società dove, ormai, ciò che non ‘serve’ sembra non valere niente…e spesso, ahi noi, sembra non valere niente anche chi non ‘serve’ o non è utile in termini di profitto.
Dobbiamo riconoscere, difendere e proteggere l’utilità dell’inutile, per dirla col titolo del libro- manifesto di Nuccio Ordine".
Quindi la conclusione, rivolgendo un pensiero a padre Mario Airoldi, indimenticato sacerdote la cui figura è stata per anni indissolubilmente legata alla Badia:
"Perché in fondo poi i sorrisi, le strette di mano, le parole gioiose e gli inviti alla speranza, alla fiducia, all’unità che ci porteremo a casa oggi, anche se non saranno quantificabili, la lasceranno sì una conseguenza tangibile, perché renderanno migliori i nostri sorrisi, le nostre strette di mano, le nostre parole…perché renderanno migliori noi, e tutto ciò che ci circonda. Padre Mario, protagonista di questa ricorrenza in vita e anche ora e sempre, lo ha insegnato a tutti coloro che lo hanno conosciuto: la gratuità del dono genera bellezza… Questa non è forse un’ulteriore conferma dell’utilità di questo evento, anzi, della sua necessità? Buona festa di San Giulio a tutti voi, cari amici… "