Progetto

Al Dal Lago una “casa dello sport” per atleti con disabilità

Il Comune ha ricevuto dalla Polisportiva San Giacomo una proposta di partenariato pubblico - privato

Al Dal Lago una “casa dello sport” per atleti con disabilità
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Una nuova vita per il Pala Dal Lago di viale Kennedy di Novara, che diventerà una “casa dello sport” per atleti “speciali”.

Nella foto la piscina del palazzetto di viale Kennedy, inutilizzata dal 2007

Al Dal Lago una “casa dello sport” per atleti con disabilità

Del progetto si è parlato in termini più che positivi martedì 18 marzo in occasione della cerimonia in occasione della proclamazione ufficiale di "Novara città europea dello Sport". L'idea è stata infatti presentata con orgoglio dal sindaco Alessandro Canelli e accolta con molto favore dal ministro Andrea Abodi.

Entrando nel merito del progetto, tutto inizia il 23 ottobre scorso, quando il Comune ha ricevuto una manifestazione d’interesse per un partenariato pubblico privato da parte della Polisportiva San Giacomo, che è stata accolta positivamente.

Come spiega il sindaco, «si tratta di un importante intervento di recupero e riqualificazione di una struttura da anni in disuso, ma soprattutto di un progetto mirato all’inclusione sociale e giovanile, che punta all’avvicinamento all’attività sportiva di soggetti con disabilità. Un settore in cui la San Giacomo è attiva da tempo. A noi l’idea è piaciuta molto fin dall’inizio. Ora si tratta di concretizzarla».

Il progetto di massima sottoposto all’Amministrazione mira a promuovere la salute, il benessere e l’autonomia delle persone con disabilità, offrendo loro un ambiente sicuro e moderno dove praticare sport e socializzare. Inoltre, grazie a soluzioni di efficientamento energetico, la struttura diventerà anche un esempio di sostenibilità ambientale, riducendo l’impatto ecologico.

Come si legge nella delibera di indirizzo, approvata in Giunta lo scorso 11 marzo, secondo quanto previsto dalla legge, il Comune, valutato l’interesse pubblico del progetto, affiderà direttamente la gestione dell’impianto alla “San Giacomo” per una durata proporzionalmente corrispondente al valore dell’intervento e comunque non inferiore a cinque anni.

Già in passato il Comune aveva tentato di trovare una nuova destinazione per la piscina del “Dal Lago”, inutilizzata dal 2007, da quando fu inaugurato l’impianto del Terdoppio. Un primo tentativo risale all’Amministrazione Ballarè, un secondo al primo mandato di Canelli.

Ma, in entrambi i casi, non se ne fece nulla. «La differenza ora - sottolinea il sindaco - è che i precedenti erano bandi per la gestione. In questo caso c’è una dichiarazione di partenariato pubblico privato, e questo cambia decisamente il focus».

Sindaco e assessore

Al momento, come detto, c’è solo un progetto di massima. «L’iniziativa - dice ancora il sindaco - dovrà essere realizzata con risorse in parte private e in parte pubbliche. La San Giacomo sta cercando finanziamenti, tramite sponsor o partecipando a qualche bando. Adesso attendiamo il progetto di fattibilità economica. Il Comune la sua parte la farà. E la faremo a prescindere, anche se la candidatura a bandi non dovesse andare a buon fine, perché è nella nostra volontà recuperare il “Dal Lago”».

Soddisfatto anche l’assessore allo Sport Ivan De Grandis. «Il recupero del Pala Dal Lago sarà sicuramente molto oneroso, si parla di almeno 4 milioni di euro. E dunque sarà fondamentale trovare cospicue quote di cofinanziamento privato. Ma stiamo parlando di un progetto importante, inclusivo, che va verso una struttura all’avanguardia sia come sostenibilità ambientale, sia dal punto di vista delle ricadute sociali. D’altronde, lo slogan della candidatura di Novara a “Città europea dello sport” (di cui martedì si terrà la cerimonia ufficiale alla presenza del ministro Abodi, vedi servizio a pagina 27), è proprio “Lo sport per tutti”. E questo progetto va esattamente in questa direzione. la ricaduta sociale è oggettiva. Sport come il baskin, nel quale la Polisportiva San Giacomo eccelle, permettono a ragazzi normodotati e con disabilità di praticare insieme un’attività. E questa è la vera inclusione».

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