A Vespolate bimbi rifiuti dall'oratorio perché arrivano da un'altra Parrocchia
Nella Bassa è montata la protesta di alcuni genitori ma don Carlo difende il suo operato: «Non solo gioco, ma anche luogo di crescita»

In un gesto che ha suscitato un acceso dibattito tra i residenti di Vespolate, il parroco della comunità ha affisso un cartello all’ingresso dell’oratorio con un messaggio inequivocabile: «Se tu vespolino hai scelto un’altra parrocchia, devi andare là e non venire qua».
A Vespolate bimbi rifiutati dall'oratorio
Questa iniziativa ha portato all’allontanamento di un bimbo di soli 3 anni, lasciato in lacrime davanti agli occhi attoniti dei presenti. Ma non è stato l’unico caso: anche un ragazzo di prima media è stato invitato a leggere il cartello e a lasciare il luogo di ritrovo.
L’oratorio, tradizionalmente considerato un ambiente di inclusione e accoglienza, si è trasformato in un luogo di divisione, innescando una serie di polemiche. Molti genitori e membri della comunità hanno infatti espresso la loro indignazione, sottolineando come il messaggio del parroco contrasti con i valori di solidarietà e apertura che dovrebbero caratterizzare spazi come questo.
«È inaccettabile che un bambino venga allontanato da un luogo che dovrebbe essere un rifugio sicuro e accogliente – ha commentato una mamma – l’oratorio, nel suo spirito cristiano, dovrebbe essere un ambiente di inclusione e di accoglienza per tutti i giovani, indipendentemente dalla loro appartenenza parrocchiale. Dovrebbe rappresentare un modello di comunità unita, dove i bambini possono incontrarsi, divertirsi e crescere insieme. I valori cristiani di amore e solidarietà dovrebbero prevalere su qualsiasi forma di divisione».
Infine, la donna ha fatto un appello affinché si avvii un dialogo aperto tra il parroco e le famiglie, per ripristinare un clima di accoglienza nell’oratorio. «Dobbiamo lavorare insieme per creare un ambiente dove ogni bambino si senta amato e accettato. Solo così possiamo costruire una comunità veramente unita e cristiana», ha concluso, sperando che l’incidente possa diventare un’opportunità per riflettere e migliorare.
Anche le reazioni sui social media sono state immediate. Qui le critiche al comportamento del parroco si sono moltiplicate, con molti che hanno chiesto una riflessione più profonda su cosa significhi realmente fare comunità. «Leggendo il cartello affisso all’oratorio, non posso che rimanere profondamente delusa – ha commentato un genitore – un messaggio che divide i bambini in base alla parrocchia che frequentano contraddice l’essenza stessa del Vangelo, che invita all’amore verso il prossimo e all’inclusione. L’oratorio non è un confine da difendere, ma un luogo da aprire. Non è una proprietà privata, ma una casa della comunità. I bambini non scelgono “strategie pastorali”, cercano solo un posto dove stare bene, crescere e giocare insieme. Mettere un cartello che li respinge è un gesto che fa più male agli adulti che ai piccoli: insegna chiusura, diffidenza e divisione. Spero che ci sia spazio per ripensare questo approccio. La Chiesa, se vuole parlare al cuore delle persone, deve saper accogliere e non escludere».
Don Carlo: "L'obiettivo non è escludere ma difendere il percorso educativo"
Dal canto suo, il parroco della comunità ha deciso di intervenire, difendendo la sua posizione ed esprimendo il suo giudizio riguardo all’importanza dell’appartenenza e dei valori religiosi.
Don Carlo Monti ha infatti chiarito che la scelta di escludere i bambini non membri della parrocchia è frutto di una riflessione profonda sulla coerenza e sul significato di essere parte di una comunità religiosa.
«Aderire alla nostra parrocchia è una scelta libera, ma questa scelta deve essere accompagnata da responsabilità – ha affermato – l’oratorio non è solo un luogo di svago; è un ambiente che si fonda su un percorso che include catechismo, celebrazioni e valori religiosi. Non possiamo amputare questi aspetti e trattare la parrocchia come un semplice parco giochi».
Ha altresì sottolineato che l’oratorio ha un ruolo educativo e formativo che va oltre il divertimento: «I nostri giovani devono comprendere l’importanza della fede e della comunità. Il gioco è una parte fondamentale, ma non può prescindere da una base di insegnamenti religiosi e morali».
In risposta alle critiche, il sacerdote ha ribadito che la sua intenzione non è quella di escludere, ma di preservare l’integrità del percorso educativo dell’oratorio. «Vogliamo che i ragazzi che partecipano alle nostre attività siano consapevoli dei valori che rappresentiamo. È fondamentale che chi entra nel nostro oratorio condivida anche il nostro percorso di crescita spirituale».
Don Carlo ha in questo modo voluto invitare i membri della comunità a riflettere sulle proprie scelte e sull’importanza di una partecipazione attiva e consapevole. «Siamo aperti al dialogo e alla comprensione, ma è essenziale che la coerenza tra le scelte e i valori sia mantenuta», ha concluso, auspicando un confronto costruttivo per il bene della parrocchia e dei suoi giovani membri.