Parte la colletta dei privati per salvare le caprette di Cressa

Parte la colletta dei privati per salvare le caprette di Cressa
Pubblicato:
Aggiornato:

Sono tornate finalmente a fare tre pasti al giorno le caprette di Rosario Sabia, l'allevatore del Medio Novarese che aveva raccontato al nostro giornale di non riuscire più a mantenere i suoi animali. Una decina di persone, privati cittadini della zona, stanno infatti facendo una colletta per aiutare l’uomo e le sue bestiole. Fieno e mais per la set

Sono tornate finalmente a fare tre pasti al giorno le caprette di Rosario Sabia, l'allevatore del Medio Novarese che aveva raccontato al nostro giornale di non riuscire più a mantenere i suoi animali. Una decina di persone, privati cittadini della zona, stanno infatti facendo una colletta per aiutare l’uomo e le sue bestiole. Fieno e mais per la settantina di caprette che ancora si trovano in condizioni precarie nel capannone di via Suno a Cressa, ma che, grazie ai pasti regolari, hanno perlomeno smesso di ammalarsi e morire.

Come ci aveva raccontato poco più di due settimane fa, Rosario Sabia continua a trovarsi in gravi difficoltà finanziarie, dopo aver speso i suoi risparmi per creare un allevamento in una stalla risultata non a norma. «Ho denunciato chi mi ha affittato la struttura ma, in attesa della decisione del giudice, ho perso i permessi necessari per lavorare perché il capannone non ha i requisiti necessari», aveva detto. L’intricata vicenda è cominciata un anno e mezzo fa con la firma di un contratto d’affitto nel quale il signor Sabia rileva, a suo dire, pesanti irregolarità e si complica quando l’allevatore si rende conto che manca l’agibilità della struttura.«Credevo ancora di poter avviare la mia attività – ci aveva raccontato - così ho speso tutti i risparmi miei e della mia compagna per realizzare i lavori più urgenti nella stalla e per comprare l’attrezzatura». La situazione però non si sblocca, anzi, quando l’allevatore trasferisce comunque le sue bestie nel capannone scattano le multe dell’Asl perché la struttura non è a norma. «Non potevo fare altrimenti perché la vecchia stalla era così piccola che gli animali si ferivano con le corna tra loro» aveva spiegato Sabia.

«Purtroppo dal punto divista legale non ci sono novità: la causa non ha fatto progressi e quindi la mia situazione rimane molto precaria – racconta oggi il signor Rosario Sabia – Ringrazio davvero chi si sta prodigando per aiutarmi ma è impossibile, oltre che ingiusto, continuare a contare solo sul buon cuore della gente per far sopravvivere i miei animali» Una catena di generosità che si è concretizzata anche nelle telefonate alla nostra redazione dopo che abbiamo reso pubblica la storia. «Ho sentito davvero tanta vicinanza e molte persone sono venute a trovarmi in stalla – conclude l’allevatore– Ora spero che possa presto esserci una conclusione giudiziaria alla mia vicenda».

Lucia Panagini