Ospedale: tagliato lo stipendio ai medici

NOVARA - Gli stipendi dei medici in servizio all’ospedale “Maggiore” di Novara dal mese di giugno hanno subito una decurtazione per poter pagare colleghi di nuova assunzione. Questo a causa delle nuove disposizioni a livello nazionale del cosiddetto “decreto Madia” e per minori stanziamenti da parte della Regione Piemonte.
Secondo quanto ricostruito l’azienda ospedaliera, a seguito del completamento del turn over e l’incremento del personale per ottemperare a quanto previsto dalla Legge 161 del 2014 in materia di orario di lavoro, legge che recepiva la direttiva Ue, aveva costituito un fondo, a tal scopo. Fondo che non avrebbe però avuto la copertura per mancanza di trasferimenti da parte regionale. A quel punto si sarebbe resa necessaria la scelta di attingere agli stipendi dei medici in servizio per poter pagare i nuovi colleghi.
Una decisione che ha creato malumore nell’ambito dei circa trecentocinquanta interessati al provvedimento. Diverse le segnalazioni arrivate in redazione, alcune fortemente polemiche. «Si vuole fare la Città della Salute e la Regione non riesce a coprire i costi del personale?».
In una riunione avvenuta il 19 maggio tra la direzione ospedaliera e le organizzazioni sindacali di categoria di Uil Medici, Cimo e Anpo era stato annunciato, dopo aver anticipato la decisione, che vi sarebbe stato successivamente un nuovo incontro per la verifica della consistenza del fondo.
Sulla vicenda abbiamo sentito l’opinione del dottor Antonio Ramponi, responsabile provinciale del sindacato Cimo, organizzazione che in merito alla problematica, in data 5 giugno aveva inviato una lettera alle direzioni generale, sanitaria, e amministrativa dell’Azienda ospedaliero universitaria “Maggiore della Carità”. Il dottor Ramponi ha spiegato: «Come Cimo siamo ben coscienti del malcontento creato dalla decisione aziendale di ridurre la parte aziendale della retribuzione di posizione ed abbiamo a suo tempo inviato una protesta scritta. Purtroppo la combinazione tra la continua riduzione dei fondi contrattuali decretata da vari governi nel corso degli anni e le necessarie nuove assunzioni effettuate per l’applicazione della legge 161/2014 sui riposi, dopo lungo blocco del turnover, ha generato il paradosso per cui i medici si vedono ridurre la retribuzione per poter avere più normali condizioni di lavoro. Questo è l’effetto “novarese” del gioco a rimpiattino tra governo, regione ed aziende sanitarie che pretendono dai medici ospedalieri aumento di prestazioni e di oneri burocratici, riduzione delle liste d'attesa, elevata professionalità e specializzazione, applicazione continua, ma di fatto sottraggono loro risorse continuamente, come prospettato anche dai miseri stanziamenti per i rinnovi contrattuali. Sta soprattutto a governo e regione sciogliere il paradosso fornendo risorse adeguate al ruolo di preminenza che l'ospedale novarese ha guadagnato all'interno del Sistema sanitario nazionale».
Abbiamo sentito anche il direttore generale dell’Aou Mario Minola che ha spiegato: «L’adeguamento alle normative europee sull’organizzazione dell’orario di lavoro, l’applicazione del nuovo atto azienda e l’uscita della Regione Piemonte dal Piano di rientro, che tra l’altro, bloccava il turn over, hanno determinato la necessità di provvedere a nuove assunzioni. Nell’ambito della dirigenza medica, per esempio, è stato possibile ricoprire tutti gli incarichi di direzione di struttura complessa o struttura semplice e quelli di alta specializzazione che erano da tempo vacanti. Essendo il fondo contrattuale al momento immodificabile, la sua suddivisione ha portato a una riduzione delle cifre lorde individuali».
Il provvedimento sarà in vigore fino al 31 dicembre e poi se arriveranno eventuali stanziamenti potrebbe esserre modificato.
Massimo Delzoppo
NOVARA - Gli stipendi dei medici in servizio all’ospedale “Maggiore” di Novara dal mese di giugno hanno subito una decurtazione per poter pagare colleghi di nuova assunzione. Questo a causa delle nuove disposizioni a livello nazionale del cosiddetto “decreto Madia” e per minori stanziamenti da parte della Regione Piemonte.
Secondo quanto ricostruito l’azienda ospedaliera, a seguito del completamento del turn over e l’incremento del personale per ottemperare a quanto previsto dalla Legge 161 del 2014 in materia di orario di lavoro, legge che recepiva la direttiva Ue, aveva costituito un fondo, a tal scopo. Fondo che non avrebbe però avuto la copertura per mancanza di trasferimenti da parte regionale. A quel punto si sarebbe resa necessaria la scelta di attingere agli stipendi dei medici in servizio per poter pagare i nuovi colleghi.
Una decisione che ha creato malumore nell’ambito dei circa trecentocinquanta interessati al provvedimento. Diverse le segnalazioni arrivate in redazione, alcune fortemente polemiche. «Si vuole fare la Città della Salute e la Regione non riesce a coprire i costi del personale?».
In una riunione avvenuta il 19 maggio tra la direzione ospedaliera e le organizzazioni sindacali di categoria di Uil Medici, Cimo e Anpo era stato annunciato, dopo aver anticipato la decisione, che vi sarebbe stato successivamente un nuovo incontro per la verifica della consistenza del fondo.
Sulla vicenda abbiamo sentito l’opinione del dottor Antonio Ramponi, responsabile provinciale del sindacato Cimo, organizzazione che in merito alla problematica, in data 5 giugno aveva inviato una lettera alle direzioni generale, sanitaria, e amministrativa dell’Azienda ospedaliero universitaria “Maggiore della Carità”. Il dottor Ramponi ha spiegato: «Come Cimo siamo ben coscienti del malcontento creato dalla decisione aziendale di ridurre la parte aziendale della retribuzione di posizione ed abbiamo a suo tempo inviato una protesta scritta. Purtroppo la combinazione tra la continua riduzione dei fondi contrattuali decretata da vari governi nel corso degli anni e le necessarie nuove assunzioni effettuate per l’applicazione della legge 161/2014 sui riposi, dopo lungo blocco del turnover, ha generato il paradosso per cui i medici si vedono ridurre la retribuzione per poter avere più normali condizioni di lavoro. Questo è l’effetto “novarese” del gioco a rimpiattino tra governo, regione ed aziende sanitarie che pretendono dai medici ospedalieri aumento di prestazioni e di oneri burocratici, riduzione delle liste d'attesa, elevata professionalità e specializzazione, applicazione continua, ma di fatto sottraggono loro risorse continuamente, come prospettato anche dai miseri stanziamenti per i rinnovi contrattuali. Sta soprattutto a governo e regione sciogliere il paradosso fornendo risorse adeguate al ruolo di preminenza che l'ospedale novarese ha guadagnato all'interno del Sistema sanitario nazionale».
Abbiamo sentito anche il direttore generale dell’Aou Mario Minola che ha spiegato: «L’adeguamento alle normative europee sull’organizzazione dell’orario di lavoro, l’applicazione del nuovo atto azienda e l’uscita della Regione Piemonte dal Piano di rientro, che tra l’altro, bloccava il turn over, hanno determinato la necessità di provvedere a nuove assunzioni. Nell’ambito della dirigenza medica, per esempio, è stato possibile ricoprire tutti gli incarichi di direzione di struttura complessa o struttura semplice e quelli di alta specializzazione che erano da tempo vacanti. Essendo il fondo contrattuale al momento immodificabile, la sua suddivisione ha portato a una riduzione delle cifre lorde individuali».
Il provvedimento sarà in vigore fino al 31 dicembre e poi se arriveranno eventuali stanziamenti potrebbe esserre modificato.
Massimo Delzoppo