Messa in sicurezza Ss 34, servono 36 milioni di euro

Messa in sicurezza Ss 34, servono 36 milioni di euro
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VERBANIA - E' salato il conto che la Regione Piemonte e i  comuni che s'affacciano sulla statale 34 (Cannobio, Cannero, Oggebbio, Ghiffa e Verbania) presenteranno, a maggio, al ministro Graziano Delrio. Per mettere in sicurezza i sei punti a maggior rischio tra il valico doganale di Piaggio Valmara e Verbania servono 35-36 milioni di euro. Tra i 20 e i 25 solo per le due gallerie paramassi a Puncetta, dov’è caduta la frana del 18 marzo, e dopo il bivio per Sant’Agata (Cannobio) in direzione confine di stato. Sugli altri quattro si procederà con la posa di reti. Ad anticiparlo, al pubblico presente a un recente incontro organizzato dal Pd verbanese a villa Olimpia, è stato il vicepresidente, Aldo Reschigna. «Ovviamente – questo il suo commento – non potremo pretenderli subito. Chiederemo un piano finanziario pluriennale con cifre da destinare annualmente in tempi certi. Tempi che impegneremo il ministro a garantire venendo qui a sottoscrivere l’accordo». 
Sui tratti da mettere in sicurezza con le reti, ha avvertito Reschigna, «procederemo in modo diverso da quanto fatto finora. Le due ultime frane ci  hanno consentito di acquisire conoscenze che prima mancavano. Il dissesto è partito a  monte dei punti in cui si sono  staccate le frane. Serve una ricognizione a più ampio raggio, sui terreni incolti lungo tutti i versanti. Un lavoro per il quale metto a disposizione le squadre forestali della Regione. Collaboreranno con i volontari Aib». «Ai comuni – ha precisato il vicepresidente – spettano le ordinanze ai privati per pulire i versanti sotto i loro terreni. Già lo fanno ma la loro capacità di coercizione è limitata».  Per i comuni, ha avvertito il sindaco di Verbania Silvia Marchionini, «è problematico investire i ristorni fiscali dei frontalieri residenti fuori dal proprio territorio». Ognuno dei  comuni interessati può investire solo in caso di frane sul proprio. Paradossalmente meno grave, a detta dell’esperto – il geologo Italo Isoli – sarebbe la cementificazione consentita da piani regolatori troppo generosi a monte delle frane: «Dove ci sono insediamenti abitativi è più facile accorgersi del pericolo e intervenire in tempo, com’è successo a Cannero».
Mauro Rampinini

VERBANIA - E' salato il conto che la Regione Piemonte e i  comuni che s'affacciano sulla statale 34 (Cannobio, Cannero, Oggebbio, Ghiffa e Verbania) presenteranno, a maggio, al ministro Graziano Delrio. Per mettere in sicurezza i sei punti a maggior rischio tra il valico doganale di Piaggio Valmara e Verbania servono 35-36 milioni di euro. Tra i 20 e i 25 solo per le due gallerie paramassi a Puncetta, dov’è caduta la frana del 18 marzo, e dopo il bivio per Sant’Agata (Cannobio) in direzione confine di stato. Sugli altri quattro si procederà con la posa di reti. Ad anticiparlo, al pubblico presente a un recente incontro organizzato dal Pd verbanese a villa Olimpia, è stato il vicepresidente, Aldo Reschigna. «Ovviamente – questo il suo commento – non potremo pretenderli subito. Chiederemo un piano finanziario pluriennale con cifre da destinare annualmente in tempi certi. Tempi che impegneremo il ministro a garantire venendo qui a sottoscrivere l’accordo». 
Sui tratti da mettere in sicurezza con le reti, ha avvertito Reschigna, «procederemo in modo diverso da quanto fatto finora. Le due ultime frane ci  hanno consentito di acquisire conoscenze che prima mancavano. Il dissesto è partito a  monte dei punti in cui si sono  staccate le frane. Serve una ricognizione a più ampio raggio, sui terreni incolti lungo tutti i versanti. Un lavoro per il quale metto a disposizione le squadre forestali della Regione. Collaboreranno con i volontari Aib». «Ai comuni – ha precisato il vicepresidente – spettano le ordinanze ai privati per pulire i versanti sotto i loro terreni. Già lo fanno ma la loro capacità di coercizione è limitata».  Per i comuni, ha avvertito il sindaco di Verbania Silvia Marchionini, «è problematico investire i ristorni fiscali dei frontalieri residenti fuori dal proprio territorio». Ognuno dei  comuni interessati può investire solo in caso di frane sul proprio. Paradossalmente meno grave, a detta dell’esperto – il geologo Italo Isoli – sarebbe la cementificazione consentita da piani regolatori troppo generosi a monte delle frane: «Dove ci sono insediamenti abitativi è più facile accorgersi del pericolo e intervenire in tempo, com’è successo a Cannero».
Mauro Rampinini

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