L'occupazione cresce ma è sempre più precaria

L'occupazione cresce ma è sempre più precaria
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Lo dicono tutti,  politici, industriali e sindacati: per tornare ai cosiddetti livelli “pre-crisi” serviranno anni. E forse non ci si arriverà più. Ma certo, sul fronte dell’occupazione, in Italia qualcosa si sta muovendo, più velocemente rispetto agli anni passati. Finite le ferie, quando ormai tutte le attività sono sul punto di ripartire, è tempo di capire come sta andando. Non male, secondo l’ultimo rapporto Istat: a giugno il mercato  del  lavoro ha ripreso  la  fase  di  crescita, con la stima degli occupati che è aumentata dello 0,1% rispetto a maggio  (+23 mila). Nel  secondo  trimestre  sono  aumentati gli  occupati  dipendenti  (+0,9%), sia  permanenti (0,3%, +42 mila)  sia, in misura maggiore, a termine  (+4,3%,  +109  mila). Cresce anche l’occupazione femminile: l’aumento  ha infatti  riguardato più le donne (+0,4%) che gli  uomini (+0,2%). E il Piemonte non fa eccezione.
Nessun segno meno: nel primo trimestre del 2017 tutte le province del Piemonte hanno fatto registrare dati in crescita per quel che riguarda l’occupazione. Se al primo posto si colloca Cuneo, che segna un +18,8% rispetto all’analogo periodo del 2016, Novara (con un +13,2%) si assesta su una incoraggiante terza posizione, appena sotto Vercelli (+14,9%). Non va male anche a Biella, che sfiora il 10% di aumento (9,9%); fanalino di coda, ma sempre in area positiva, la provincia del Vco, la cui crescita occupazionale si ferma al 7,8%.
Un discorso a parte merita però la tipologia del lavoro. Esaurito l’effetto incentivi del Jobs-act, a crescere anche in Piemonte sono praticamente solo i contratti a termine: +14,2% a Biella, +10,1 nel Verbano Cusio Ossola, addirittura +19,9% nel Novarese. E a questi dati fa da contraltare una generalizzata discesa dei contratti a tempo indeterminato, che a Novara (seconda in Piemonte dopo Alessandria) calano del 7,7%, nel Vco del 4,9 e a Biella del 4,7. Solo Cuneo registra un “timido” +0,1%, mentre a Vercelli i contratti “fissi” sono stati solo lo  0,1% in meno.
Laura Cavalli

Lo dicono tutti,  politici, industriali e sindacati: per tornare ai cosiddetti livelli “pre-crisi” serviranno anni. E forse non ci si arriverà più. Ma certo, sul fronte dell’occupazione, in Italia qualcosa si sta muovendo, più velocemente rispetto agli anni passati. Finite le ferie, quando ormai tutte le attività sono sul punto di ripartire, è tempo di capire come sta andando. Non male, secondo l’ultimo rapporto Istat: a giugno il mercato  del  lavoro ha ripreso  la  fase  di  crescita, con la stima degli occupati che è aumentata dello 0,1% rispetto a maggio  (+23 mila). Nel  secondo  trimestre  sono  aumentati gli  occupati  dipendenti  (+0,9%), sia  permanenti (0,3%, +42 mila)  sia, in misura maggiore, a termine  (+4,3%,  +109  mila). Cresce anche l’occupazione femminile: l’aumento  ha infatti  riguardato più le donne (+0,4%) che gli  uomini (+0,2%). E il Piemonte non fa eccezione.
Nessun segno meno: nel primo trimestre del 2017 tutte le province del Piemonte hanno fatto registrare dati in crescita per quel che riguarda l’occupazione. Se al primo posto si colloca Cuneo, che segna un +18,8% rispetto all’analogo periodo del 2016, Novara (con un +13,2%) si assesta su una incoraggiante terza posizione, appena sotto Vercelli (+14,9%). Non va male anche a Biella, che sfiora il 10% di aumento (9,9%); fanalino di coda, ma sempre in area positiva, la provincia del Vco, la cui crescita occupazionale si ferma al 7,8%.
Un discorso a parte merita però la tipologia del lavoro. Esaurito l’effetto incentivi del Jobs-act, a crescere anche in Piemonte sono praticamente solo i contratti a termine: +14,2% a Biella, +10,1 nel Verbano Cusio Ossola, addirittura +19,9% nel Novarese. E a questi dati fa da contraltare una generalizzata discesa dei contratti a tempo indeterminato, che a Novara (seconda in Piemonte dopo Alessandria) calano del 7,7%, nel Vco del 4,9 e a Biella del 4,7. Solo Cuneo registra un “timido” +0,1%, mentre a Vercelli i contratti “fissi” sono stati solo lo  0,1% in meno.
Laura Cavalli

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