La pace e l’importanza della società civile

NOVARA – “Il ruolo della società civile soprattutto dei cosiddetti corpi intermedi è fondamentale nella ricostruzione della pace nei luoghi segnati da violenti conflitti”: così Stefano Costalli, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Essex, all’incontro organizzato da Mcl - Movimento Cristiano Lavoratori e Amsa – Associazione missionaria di Sant’Agabio a fine dicembre nella Sala Didattica del Complesso monumentale del Broletto. Il titolo della serata, a cui ha partecipato un folto pubblico, era appunto “Esperienze di ri-costruzione. Ricostruire la pace in contesti di conflitto”. L’evento si è aperto con i saluti di Stefano Filippi e Daniela Squeo rispettivamente presidente e segretario territoriale di Mcl Novara e Vco. Ad introdurre i relatori e moderare la giornalista Serena Fiocchi, consigliere di Territorio e Cultura Onlus e già direttore del Corriere di Novara.
Il professor Costalli ha quindi parlato del tema della serata presentando il suo libro “Società civile, identità cristiana e costruzione della pace. Sarajevo, Beirut e Gerusalemme”. “Non è un volume che parla di guerra – ha spiegato – ma del ruolo della chiesa cattolica e delle associazioni laiche che vi fanno riferimento nella ricostruzione della pace in luoghi di guerra. Un ruolo non scontato soprattutto perché l’obiettivo era capire se queste associazioni fanno bene o fanno male a questo processo.
Uno dei principali problemi di questi conflitti è infatti la fortissima sfiducia nei confronti dell'altro e della sua identità, nelle guerre “classiche” questo non è un gran problema, c’è un confine che divide. In questi casi invece gli ex nemici continuano a convivere nello stesso posto. Perciò essendoci questa sfiducia la cosa migliore per stabilire la pace dovrebbe essere annullare le identità che hanno causato il conflitto. Invece gli attori della società civile cercano di tenere insieme tutti i gruppi con le loro diverse identità: è possibile fare pace in questo modo oppure no? Ci riescono o no? E’ un interrogativo rilevante per una società come la nostra in cui conflitti di questo tipo non ci sono, ma oggi si pone il problema di gestione delle identità religiose e culturali degli immigrati”.
Parlando delle sue esperienze Costalli ha poi sottolineato come ci sia “bisogno di rieducazione costante sul valore dell'uomo al di là delle identità etnico politiche. E’ necessario trasmettere il rispetto dell'uomo per fare la pace. Ci sono diversi livelli di analisi ma per comprendere fenomeni importanti non basta prendere in considerazione le grandi variabili geopolitiche: le dinamiche della violenza non si capiscono infatti se non si scende a livello famigliare, se non si guarda alle rivalità fra ad esempio gruppi imprenditoriali. Bisogna partire dall'uomo prima ancora che dalla grande politica”.
Per Amsa Novara sono poi intervenuti Andrea Confalonieri e Valentina Sguazzini. Amsa da anni organizza campi di volontariato e azioni di cooperazione in Bosnia Herzegovina a stretto contatto con la realtà locale.
“Delle attività di Amsa si occupano 11 persone – ha spiegato Confalonieri – dal 2011 organizziamo in agosto campi di volontariato in Bosnia a cui hanno partecipato 57 persone. Abbiamo utilizzato 16.000 euro autofinanziati. I campi si sono svolti a Gornja Mocila (località vicina al confine settentrionale con la Croazia, ndr). Oltre al lavoro manuale è stato importante incontrare le persone, ascoltare le loro storie, le storie di una naziona complessa dove sono presenti musulmani, cattolici, ortodissi. Il tutto coordinato sul posto da don Ivan. Durante i campi abbiamo anche fatto visita al cardinale di Sarajevo, l’ultimo anno è venuto lui a farci visita e questo è stato per noi molto importante”.
Valentina Sguazzini è poi entrata nel dettaglio delle attività svolte in Bosnia: nel campo del 2015 ad esempio è stato realizzato un edificio che sarà utilizzato per avviare la produzione di miele, offrendo un'opportunità lavorativa e dando una fonte di autosostentamento per i prossimi lavori.
Per altre informazioni si può visitare la pagina Facebook “Campo Bosnia – Amsa Novara”.
“Ognuno nel proprio campo ha dimostrato che si può fare concretamente qualcosa per pace”, ha concluso Fiocchi al termine della serata.
Al termine a tutti è stato offerto un rinfresco a cura dell’istituto alberghiero Ravizza di Novara. Valentina Sarmenghi
NOVARA – “Il ruolo della società civile soprattutto dei cosiddetti corpi intermedi è fondamentale nella ricostruzione della pace nei luoghi segnati da violenti conflitti”: così Stefano Costalli, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Essex, all’incontro organizzato da Mcl - Movimento Cristiano Lavoratori e Amsa – Associazione missionaria di Sant’Agabio a fine dicembre nella Sala Didattica del Complesso monumentale del Broletto. Il titolo della serata, a cui ha partecipato un folto pubblico, era appunto “Esperienze di ri-costruzione. Ricostruire la pace in contesti di conflitto”. L’evento si è aperto con i saluti di Stefano Filippi e Daniela Squeo rispettivamente presidente e segretario territoriale di Mcl Novara e Vco. Ad introdurre i relatori e moderare la giornalista Serena Fiocchi, consigliere di Territorio e Cultura Onlus e già direttore del Corriere di Novara.
Il professor Costalli ha quindi parlato del tema della serata presentando il suo libro “Società civile, identità cristiana e costruzione della pace. Sarajevo, Beirut e Gerusalemme”. “Non è un volume che parla di guerra – ha spiegato – ma del ruolo della chiesa cattolica e delle associazioni laiche che vi fanno riferimento nella ricostruzione della pace in luoghi di guerra. Un ruolo non scontato soprattutto perché l’obiettivo era capire se queste associazioni fanno bene o fanno male a questo processo.
Uno dei principali problemi di questi conflitti è infatti la fortissima sfiducia nei confronti dell'altro e della sua identità, nelle guerre “classiche” questo non è un gran problema, c’è un confine che divide. In questi casi invece gli ex nemici continuano a convivere nello stesso posto. Perciò essendoci questa sfiducia la cosa migliore per stabilire la pace dovrebbe essere annullare le identità che hanno causato il conflitto. Invece gli attori della società civile cercano di tenere insieme tutti i gruppi con le loro diverse identità: è possibile fare pace in questo modo oppure no? Ci riescono o no? E’ un interrogativo rilevante per una società come la nostra in cui conflitti di questo tipo non ci sono, ma oggi si pone il problema di gestione delle identità religiose e culturali degli immigrati”.
Parlando delle sue esperienze Costalli ha poi sottolineato come ci sia “bisogno di rieducazione costante sul valore dell'uomo al di là delle identità etnico politiche. E’ necessario trasmettere il rispetto dell'uomo per fare la pace. Ci sono diversi livelli di analisi ma per comprendere fenomeni importanti non basta prendere in considerazione le grandi variabili geopolitiche: le dinamiche della violenza non si capiscono infatti se non si scende a livello famigliare, se non si guarda alle rivalità fra ad esempio gruppi imprenditoriali. Bisogna partire dall'uomo prima ancora che dalla grande politica”.
Per Amsa Novara sono poi intervenuti Andrea Confalonieri e Valentina Sguazzini. Amsa da anni organizza campi di volontariato e azioni di cooperazione in Bosnia Herzegovina a stretto contatto con la realtà locale.
“Delle attività di Amsa si occupano 11 persone – ha spiegato Confalonieri – dal 2011 organizziamo in agosto campi di volontariato in Bosnia a cui hanno partecipato 57 persone. Abbiamo utilizzato 16.000 euro autofinanziati. I campi si sono svolti a Gornja Mocila (località vicina al confine settentrionale con la Croazia, ndr). Oltre al lavoro manuale è stato importante incontrare le persone, ascoltare le loro storie, le storie di una naziona complessa dove sono presenti musulmani, cattolici, ortodissi. Il tutto coordinato sul posto da don Ivan. Durante i campi abbiamo anche fatto visita al cardinale di Sarajevo, l’ultimo anno è venuto lui a farci visita e questo è stato per noi molto importante”.
Valentina Sguazzini è poi entrata nel dettaglio delle attività svolte in Bosnia: nel campo del 2015 ad esempio è stato realizzato un edificio che sarà utilizzato per avviare la produzione di miele, offrendo un'opportunità lavorativa e dando una fonte di autosostentamento per i prossimi lavori.
Per altre informazioni si può visitare la pagina Facebook “Campo Bosnia – Amsa Novara”.
“Ognuno nel proprio campo ha dimostrato che si può fare concretamente qualcosa per pace”, ha concluso Fiocchi al termine della serata.
Al termine a tutti è stato offerto un rinfresco a cura dell’istituto alberghiero Ravizza di Novara. Valentina Sarmenghi