La Francigena e antiche tracce di spiritualità

Sin dal Medioevo anche Novarese, Cusio ed Ossola furono percorsi da una locale Via Francigena che collegava alle mete di pellegrinaggio classiche che conducevano da Roma al Nord Europa. Recentemente presentato (e destinatario di un contributo della Fondazione Cariplo pari a 250.000 euro), è entrato nel vivo il progetto “Sulle vie della storia. Verso una nuova dimensione culturale del Lago d’Orta” promosso dai Comuni di Gozzano, Briga Novarese e Soriso insieme all’Istituto per l'ambiente e l'educazione “Scholé Futuro” e alla cooperativa “Vedogiovane”. A luglio è stata proposta una due giorni che si è snodata tra i territori coinvolti per scoprirne le antiche tracce di spiritualità e di storia. Nel centro collinare di Soriso la visita alla chiesa di San Giacomo e alla raccolta dei paramenti sacri illustrati da Flavia Fiori; quindi al Santuario della Madonna della Gelata dove Fiorella Mattioli Carcano ha proposto la storia di questo luogo sacro su cui si era soffermata nel suo “Santuari a rèpit. Il rito del ‘ritorno alla vita’ o ‘doppia morte’”. Quindi, nella mattinata di domenica, il percorso a piedi per raggiungere, a Briga Novarese, l’Oratorio della Madonna del Motto (oggetto di recenti restauri) e la chiesa di San Colombano. Nel pomeriggio a Gozzano (capofila del progetto) lo storico Dorino Tuniz (membro con Maria Teresa Rossi Ferraris del comitato scientifico) ha condotto i presenti alla chiesa della Madonna della Neve e al complesso del “Castello”, luogo dell’antico castrum e sede della Basilica di San Giuliano e dell’antico palazzo vescovile; l’assessore alla Cultura Maria Luisa Gregori ha poi proposto la storia del palazzo del governo della cittadina, il “Ticial” (in piazza San Giuliano). Spiega il professor Tuniz che il progetto si propone di studiare «nei suoi molteplici aspetti geografici, culturali, religiosi, devozionali ed economici la grande Via Francigena che, dall’età medievale, costituisce l’asse portante delle comunicazioni del Novarese. Delle grandi vie che solcarono l’Europa del Medioevo una delle più importanti fu la Francigena, descritta nel secolo X dal vescovo Sigerico: univa Canterbury e il Mare del Nord a Roma. Chiamate con lo stesso nome numerose altre strade, perché la loro funzione viaria era analoga nel condurre dalle regioni d’oltralpe (la terra dei Franchi) i pellegrini a Roma o nel collegarsi con le grandi vie del Cammino di San Giacomo di Compostella. Tra queste rete vi è anche la “Francigena novarese”, la “Strata francisca” degli statuti medievali che conduceva a Momo, Gozzano e, attraverso la Riviera d’Orta, fino all’Ossola: è riconducibile ad un antico tracciato romano, la via Settimia, che da Tortona arrivava a Novara per proseguire verso il Cusio e raggiungere i valichi dell’Ossola e il Passo San Giacomo, del Gries e dell’Arbola che portavano alle regioni dell’Europa centrale. Lungo il percorso della Francigena sorsero villaggi, si svilupparono centri abitati, furono edificati ospizi e monasteri specializzati nell’assistenza. I pellegrini diedero origine a nuovi luoghi di culto, spesso mete di pellegrinaggi locali. La Francigena ha legato fra loro le comunità, ha agevolato i disegni dei poteri politici ed è stata veicolo di trasmissione e scambio di culture, aprendo il territorio novarese a una dimensione europea. Gozzano si trovava in una posizione strategica, all’incrocio mediano della Francigena con l’area di strada che collegava l’Alto Milanese con Cusio e Valsesia. Il suo castello, dal secolo XI, rappresentava il perno del sistema difensivo a sud del lago d’Orta, mentre la basilica che custodiva il corpo di San Giuliano divenne meta intensa di pellegrinaggi, favorita dai vescovi detentori della signoria sulla Riviera d’Orta che edificarono un palazzo, a lungo segno del loro potere. Dall’area di Gozzano partivano molte vie di pellegrinaggio: non solo all’isola di San Giulio, ma anche alla Madonna della Gelata di Soriso e a San Quirico del Monte Fenera; alla Madonna del Barro di Ameno, a San Tommaso, alla Madonna del Motto e a San Colombano di Briga; e infine la “peregrinatio” al Sacro Monte di Varallo lungo la strada della Colma». Secondo le ipotesi di lavoro il progetto prevede la partecipazione attiva di residenti e nuovi viaggiatori, generativa di scambi di esperienze che riecheggino antichi pellegrinaggi, tenendo conto, come era stato precisato in fase di presentazione, che il flusso globale annuale è pari a 330 milioni di pellegrini. Presto in distribuzione una mappa realizzata da Vittorio Castelli. All’evento erano presenti i sindaci Carla Biscuola (Gozzano), Chiara Barbieri (Briga) e Augusto Cavagnino (Soriso).
Maria Antonietta Trupia
Sin dal Medioevo anche Novarese, Cusio ed Ossola furono percorsi da una locale Via Francigena che collegava alle mete di pellegrinaggio classiche che conducevano da Roma al Nord Europa. Recentemente presentato (e destinatario di un contributo della Fondazione Cariplo pari a 250.000 euro), è entrato nel vivo il progetto “Sulle vie della storia. Verso una nuova dimensione culturale del Lago d’Orta” promosso dai Comuni di Gozzano, Briga Novarese e Soriso insieme all’Istituto per l'ambiente e l'educazione “Scholé Futuro” e alla cooperativa “Vedogiovane”. A luglio è stata proposta una due giorni che si è snodata tra i territori coinvolti per scoprirne le antiche tracce di spiritualità e di storia. Nel centro collinare di Soriso la visita alla chiesa di San Giacomo e alla raccolta dei paramenti sacri illustrati da Flavia Fiori; quindi al Santuario della Madonna della Gelata dove Fiorella Mattioli Carcano ha proposto la storia di questo luogo sacro su cui si era soffermata nel suo “Santuari a rèpit. Il rito del ‘ritorno alla vita’ o ‘doppia morte’”. Quindi, nella mattinata di domenica, il percorso a piedi per raggiungere, a Briga Novarese, l’Oratorio della Madonna del Motto (oggetto di recenti restauri) e la chiesa di San Colombano. Nel pomeriggio a Gozzano (capofila del progetto) lo storico Dorino Tuniz (membro con Maria Teresa Rossi Ferraris del comitato scientifico) ha condotto i presenti alla chiesa della Madonna della Neve e al complesso del “Castello”, luogo dell’antico castrum e sede della Basilica di San Giuliano e dell’antico palazzo vescovile; l’assessore alla Cultura Maria Luisa Gregori ha poi proposto la storia del palazzo del governo della cittadina, il “Ticial” (in piazza San Giuliano). Spiega il professor Tuniz che il progetto si propone di studiare «nei suoi molteplici aspetti geografici, culturali, religiosi, devozionali ed economici la grande Via Francigena che, dall’età medievale, costituisce l’asse portante delle comunicazioni del Novarese. Delle grandi vie che solcarono l’Europa del Medioevo una delle più importanti fu la Francigena, descritta nel secolo X dal vescovo Sigerico: univa Canterbury e il Mare del Nord a Roma. Chiamate con lo stesso nome numerose altre strade, perché la loro funzione viaria era analoga nel condurre dalle regioni d’oltralpe (la terra dei Franchi) i pellegrini a Roma o nel collegarsi con le grandi vie del Cammino di San Giacomo di Compostella. Tra queste rete vi è anche la “Francigena novarese”, la “Strata francisca” degli statuti medievali che conduceva a Momo, Gozzano e, attraverso la Riviera d’Orta, fino all’Ossola: è riconducibile ad un antico tracciato romano, la via Settimia, che da Tortona arrivava a Novara per proseguire verso il Cusio e raggiungere i valichi dell’Ossola e il Passo San Giacomo, del Gries e dell’Arbola che portavano alle regioni dell’Europa centrale. Lungo il percorso della Francigena sorsero villaggi, si svilupparono centri abitati, furono edificati ospizi e monasteri specializzati nell’assistenza. I pellegrini diedero origine a nuovi luoghi di culto, spesso mete di pellegrinaggi locali. La Francigena ha legato fra loro le comunità, ha agevolato i disegni dei poteri politici ed è stata veicolo di trasmissione e scambio di culture, aprendo il territorio novarese a una dimensione europea. Gozzano si trovava in una posizione strategica, all’incrocio mediano della Francigena con l’area di strada che collegava l’Alto Milanese con Cusio e Valsesia. Il suo castello, dal secolo XI, rappresentava il perno del sistema difensivo a sud del lago d’Orta, mentre la basilica che custodiva il corpo di San Giuliano divenne meta intensa di pellegrinaggi, favorita dai vescovi detentori della signoria sulla Riviera d’Orta che edificarono un palazzo, a lungo segno del loro potere. Dall’area di Gozzano partivano molte vie di pellegrinaggio: non solo all’isola di San Giulio, ma anche alla Madonna della Gelata di Soriso e a San Quirico del Monte Fenera; alla Madonna del Barro di Ameno, a San Tommaso, alla Madonna del Motto e a San Colombano di Briga; e infine la “peregrinatio” al Sacro Monte di Varallo lungo la strada della Colma». Secondo le ipotesi di lavoro il progetto prevede la partecipazione attiva di residenti e nuovi viaggiatori, generativa di scambi di esperienze che riecheggino antichi pellegrinaggi, tenendo conto, come era stato precisato in fase di presentazione, che il flusso globale annuale è pari a 330 milioni di pellegrini. Presto in distribuzione una mappa realizzata da Vittorio Castelli. All’evento erano presenti i sindaci Carla Biscuola (Gozzano), Chiara Barbieri (Briga) e Augusto Cavagnino (Soriso).
Maria Antonietta Trupia