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"Home restaurant", interviene la Federazione Italiana Pubblici Esercizi

NOVARA - Sarebbe sempre più diffuso anche nelle province di Novara e Verbano Cusio Ossola il fenomeno dell'home restaurant, ovvero l'organizzazione in case private di pranzi, cene e aperitivi dietro pagamento di un corrispettivo specifico. "Si tratta di una vera e propria azione imprenditoriale, che deve rispettare una severa regolamentazione come qualsiasi altro ristorante" ha ricordato la Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, nell’audizione che si è tenuta l’altro ieri alla Camera dei Deputati, chiedendo urgenti provvedimenti contro attività che mettono a rischio la sicurezza dei consumatori e operano senza sottostare ad alcuna regola fiscale e contributiva, senza controlli sulla sicurezza dei locali, sulla provenienza, sulla conservazione e sull’igiene degli alimenti.
"Fipe già da anni ha segnalato le forti perplessità che le attività di home restaurant stanno generando nel settore della somministrazione di alimenti e bevande - dicono Sergio Zuin e Massimo Sartoretti, presidenti Fipe rispettivamente delle province di Novara e del Verbano Cusio Ossola - La crescente diffusione degli home restaurant anche nel nostro territorio, in seguito della crisi e attraverso il contributo di canali on line e social network, se non contrastata immediatamente, rischia di costituire un canale parallelo di offerta organizzato, ma non controllato da tanti punti di vista. Questa attività, così come esercitata oggi, è al di fuori di ogni regola e quindi deve essere contrastata con decisione".
Entrando nel dettaglio delle richieste enunciate in audizione, Fipe chiede di incrementare l'impegno normativo messo parzialmente in atto dal Ministero dello Sviluppo Economico con la risoluzione n. 50481 in base alla quale gli home restaurant sono considerate attività imprenditoriali a pieno titolo.
In particolare, mancando controlli preventivi e di idoneità, l'home restaurant è da considerarsi un luogo a rischio per il cliente, che paga un corrispettivo anche cospicuo per fruire di un servizio privo di qualsiasi garanzia. La Federazione ricorda infatti che, in base ai dati dell'Istituto Superiore di Sanità, la maggior parte delle tossinfezioni alimentari denunciate in Italia deriva dall'ambito domestico, con picchi del 70% in riferimento a preparazioni di conserve casalinghe.
A questo si aggiunge inoltre la mancanza di una regolamentazione specifica sulla somministrazione e il consumo di bevande alcoliche e il divieto di fumo. Dati confermati a più riprese da controlli dei Nas che hanno portato a pesanti sanzioni per home restaurant, in particolare in Piemonte e in Abruzzo.
“Anche nelle nostre province saremo inflessibili contro gli home restaurant - dichiarano Zuin e Sartoretti - Stiamo infatti realizzando un’accurata ricerca per individuare, attraverso il web, tali attività, scrivendo poi ai sindaci per chiedere interventi e, in caso di mancati controlli, non esiteremo a rivolgerci ai Nas. Finché non ci sarà una legge specifica per gli home restaurant, somministrare alimenti e bevande deve essere soggetto alla stessa identica normativa. Con un concorrente regolare si compete alla pari, con uno abusivo purtroppo no”.
Entrando nel dettaglio delle richieste enunciate in audizione, Fipe chiede di incrementare l'impegno normativo messo parzialmente in atto dal Ministero dello Sviluppo Economico con la risoluzione n. 50481 in base alla quale gli home restaurant sono considerate attività imprenditoriali a pieno titolo.
In particolare, mancando controlli preventivi e di idoneità, l'home restaurant è da considerarsi un luogo a rischio per il cliente, che paga un corrispettivo anche cospicuo per fruire di un servizio privo di qualsiasi garanzia. La Federazione ricorda infatti che, in base ai dati dell'Istituto Superiore di Sanità, la maggior parte delle tossinfezioni alimentari denunciate in Italia deriva dall'ambito domestico, con picchi del 70% in riferimento a preparazioni di conserve casalinghe.
A questo si aggiunge inoltre la mancanza di una regolamentazione specifica sulla somministrazione e il consumo di bevande alcoliche e il divieto di fumo. Dati confermati a più riprese da controlli dei Nas che hanno portato a pesanti sanzioni per home restaurant, in particolare in Piemonte e in Abruzzo.
“Anche nelle nostre province saremo inflessibili contro gli home restaurant - dichiarano Zuin e Sartoretti - Stiamo infatti realizzando un’accurata ricerca per individuare, attraverso il web, tali attività, scrivendo poi ai sindaci per chiedere interventi e, in caso di mancati controlli, non esiteremo a rivolgerci ai Nas. Finché non ci sarà una legge specifica per gli home restaurant, somministrare alimenti e bevande deve essere soggetto alla stessa identica normativa. Con un concorrente regolare si compete alla pari, con uno abusivo purtroppo no”.
v.s.
NOVARA - Sarebbe sempre più diffuso anche nelle province di Novara e Verbano Cusio Ossola il fenomeno dell'home restaurant, ovvero l'organizzazione in case private di pranzi, cene e aperitivi dietro pagamento di un corrispettivo specifico. "Si tratta di una vera e propria azione imprenditoriale, che deve rispettare una severa regolamentazione come qualsiasi altro ristorante" ha ricordato la Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, nell’audizione che si è tenuta l’altro ieri alla Camera dei Deputati, chiedendo urgenti provvedimenti contro attività che mettono a rischio la sicurezza dei consumatori e operano senza sottostare ad alcuna regola fiscale e contributiva, senza controlli sulla sicurezza dei locali, sulla provenienza, sulla conservazione e sull’igiene degli alimenti.
"Fipe già da anni ha segnalato le forti perplessità che le attività di home restaurant stanno generando nel settore della somministrazione di alimenti e bevande - dicono Sergio Zuin e Massimo Sartoretti, presidenti Fipe rispettivamente delle province di Novara e del Verbano Cusio Ossola - La crescente diffusione degli home restaurant anche nel nostro territorio, in seguito della crisi e attraverso il contributo di canali on line e social network, se non contrastata immediatamente, rischia di costituire un canale parallelo di offerta organizzato, ma non controllato da tanti punti di vista. Questa attività, così come esercitata oggi, è al di fuori di ogni regola e quindi deve essere contrastata con decisione".
Entrando nel dettaglio delle richieste enunciate in audizione, Fipe chiede di incrementare l'impegno normativo messo parzialmente in atto dal Ministero dello Sviluppo Economico con la risoluzione n. 50481 in base alla quale gli home restaurant sono considerate attività imprenditoriali a pieno titolo.
In particolare, mancando controlli preventivi e di idoneità, l'home restaurant è da considerarsi un luogo a rischio per il cliente, che paga un corrispettivo anche cospicuo per fruire di un servizio privo di qualsiasi garanzia. La Federazione ricorda infatti che, in base ai dati dell'Istituto Superiore di Sanità, la maggior parte delle tossinfezioni alimentari denunciate in Italia deriva dall'ambito domestico, con picchi del 70% in riferimento a preparazioni di conserve casalinghe.
A questo si aggiunge inoltre la mancanza di una regolamentazione specifica sulla somministrazione e il consumo di bevande alcoliche e il divieto di fumo. Dati confermati a più riprese da controlli dei Nas che hanno portato a pesanti sanzioni per home restaurant, in particolare in Piemonte e in Abruzzo.
“Anche nelle nostre province saremo inflessibili contro gli home restaurant - dichiarano Zuin e Sartoretti - Stiamo infatti realizzando un’accurata ricerca per individuare, attraverso il web, tali attività, scrivendo poi ai sindaci per chiedere interventi e, in caso di mancati controlli, non esiteremo a rivolgerci ai Nas. Finché non ci sarà una legge specifica per gli home restaurant, somministrare alimenti e bevande deve essere soggetto alla stessa identica normativa. Con un concorrente regolare si compete alla pari, con uno abusivo purtroppo no”.
Entrando nel dettaglio delle richieste enunciate in audizione, Fipe chiede di incrementare l'impegno normativo messo parzialmente in atto dal Ministero dello Sviluppo Economico con la risoluzione n. 50481 in base alla quale gli home restaurant sono considerate attività imprenditoriali a pieno titolo.
In particolare, mancando controlli preventivi e di idoneità, l'home restaurant è da considerarsi un luogo a rischio per il cliente, che paga un corrispettivo anche cospicuo per fruire di un servizio privo di qualsiasi garanzia. La Federazione ricorda infatti che, in base ai dati dell'Istituto Superiore di Sanità, la maggior parte delle tossinfezioni alimentari denunciate in Italia deriva dall'ambito domestico, con picchi del 70% in riferimento a preparazioni di conserve casalinghe.
A questo si aggiunge inoltre la mancanza di una regolamentazione specifica sulla somministrazione e il consumo di bevande alcoliche e il divieto di fumo. Dati confermati a più riprese da controlli dei Nas che hanno portato a pesanti sanzioni per home restaurant, in particolare in Piemonte e in Abruzzo.
“Anche nelle nostre province saremo inflessibili contro gli home restaurant - dichiarano Zuin e Sartoretti - Stiamo infatti realizzando un’accurata ricerca per individuare, attraverso il web, tali attività, scrivendo poi ai sindaci per chiedere interventi e, in caso di mancati controlli, non esiteremo a rivolgerci ai Nas. Finché non ci sarà una legge specifica per gli home restaurant, somministrare alimenti e bevande deve essere soggetto alla stessa identica normativa. Con un concorrente regolare si compete alla pari, con uno abusivo purtroppo no”.
v.s.