Con Luisa l’ironman si tinge di rosa

Il sogno della vita diventato realtà. Luisa Fumagalli, 45 anni, originaria di Arona ha tagliato il traguardo per il quale da anni si è allenata con impegno, determinazione e fatica partecipando alla finale mondiale dell’Ironman, la dura competizione di triathlon a Kona, sulla grande isola delle Hawaii. «Per arrivare in fondo alle cose, per raggiungere i propri obiettivi bisogna osare, bisogna crederci fino in fondo... Nothing is impossible» dice l’atleta impegnata in questa impresa nelle isole del Pacifico. Non un ironman qualunque ma «l'Ironman, il più bello ma anche il più duro» dice, dove è scesa in campo con il pettorale numero 1217. Il grande giorno è arrivato il 14 ottobre: tra acque limpide e lunghi tratti asfaltati l’atleta ha portato a termine la gara, impiegando 12 ore e 9 minuti. La prima a saperlo è stata la sua mamma Carmela ad Arona, che «puntualmente quando mi sente dopo un ironman scoppia a piangere dall'emozione». Non aveva obiettivi cronometrici «volevo solo godermi ogni istante, ogni emozione e non mi sarei mai ritirata a costo di arrivare strisciando». Ha nuotato per 3,86 chilometri, corso per 42 chilometri e pedalato in bicicletta per altri 180 chilometri. «La gara è stata come immaginavo, come avevo visto tante volte nei video e nei miei sogni: unica, emozionante, bella ma terribilmente dura anche se non ho mai pensato di non farcela».
Ci è arrivata dopo Nizza del 23 luglio, era la decima volta che ci provava. «Era l’obiettivo che ricercavo da quando ho iniziato a fare Ironman, una disciplina che richiede sì tanto allenamento ma anche testa, voglia e capacità di soffrire».
Maria Nausica Bucci
Leggi tutta la storia di Luisa sul Corriere di Novara in edicola
Il sogno della vita diventato realtà. Luisa Fumagalli, 45 anni, originaria di Arona ha tagliato il traguardo per il quale da anni si è allenata con impegno, determinazione e fatica partecipando alla finale mondiale dell’Ironman, la dura competizione di triathlon a Kona, sulla grande isola delle Hawaii. «Per arrivare in fondo alle cose, per raggiungere i propri obiettivi bisogna osare, bisogna crederci fino in fondo... Nothing is impossible» dice l’atleta impegnata in questa impresa nelle isole del Pacifico. Non un ironman qualunque ma «l'Ironman, il più bello ma anche il più duro» dice, dove è scesa in campo con il pettorale numero 1217. Il grande giorno è arrivato il 14 ottobre: tra acque limpide e lunghi tratti asfaltati l’atleta ha portato a termine la gara, impiegando 12 ore e 9 minuti. La prima a saperlo è stata la sua mamma Carmela ad Arona, che «puntualmente quando mi sente dopo un ironman scoppia a piangere dall'emozione». Non aveva obiettivi cronometrici «volevo solo godermi ogni istante, ogni emozione e non mi sarei mai ritirata a costo di arrivare strisciando». Ha nuotato per 3,86 chilometri, corso per 42 chilometri e pedalato in bicicletta per altri 180 chilometri. «La gara è stata come immaginavo, come avevo visto tante volte nei video e nei miei sogni: unica, emozionante, bella ma terribilmente dura anche se non ho mai pensato di non farcela».
Ci è arrivata dopo Nizza del 23 luglio, era la decima volta che ci provava. «Era l’obiettivo che ricercavo da quando ho iniziato a fare Ironman, una disciplina che richiede sì tanto allenamento ma anche testa, voglia e capacità di soffrire».
Maria Nausica Bucci
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