Chiude storica fabbrica di giocattoli “made in Cusio”

OMEGNA - La Nuova Faro, storico marchio di giocattoli “made in Cusio”, chiude i battenti. Oggi (lunedì 7) si riunisce l’assemblea per mettere in moto gli ammortizzatori sociali a beneficio dei 29 dipendenti rimasti. Pima di arrendersi il titolare, Andrea Ruschetti, aveva cercato nuovi soci ma senza successo.
Nuova Faro – acronimo che sta per Fonderia Alluminio Ruschetti Omegna, chiude i battenti dopo 70 anni. Decenni nel corso dei quali s’era affermata sul mercato con giocattoli e gioch
OMEGNA - La Nuova Faro, storico marchio di giocattoli “made in Cusio”, chiude i battenti. Oggi (lunedì 7) si riunisce l’assemblea per mettere in moto gli ammortizzatori sociali a beneficio dei 29 dipendenti rimasti. Pima di arrendersi il titolare, Andrea Ruschetti, aveva cercato nuovi soci ma senza successo.
Nuova Faro – acronimo che sta per Fonderia Alluminio Ruschetti Omegna, chiude i battenti dopo 70 anni. Decenni nel corso dei quali s’era affermata sul mercato con giocattoli e giochi creativi, ad esempio Madam X, una combinazione di scacchi e dama.
Chiude vittima del mercato, che penalizza i giocattoli tradizionali rispetto a quelli elettronici, e delle contraffazioni. Da qui la decisione di avviare la procedura di liquidazione volontaria prima che la prosecuzione dell’attività diventasse finanziariamente insostenibile. Una battaglia, quella contro la contraffazione, combattuta dalle ditta omegnese a partire dagli anni ’80.
Il fatturato ha continuato a decrescere, dai 7 milioni di 10 anni fa ai meno di 4 di oggi. La famiglia Ruschetti, Andrea e Laura discendenti del fondatore Paolo, ha rifiutato di fare come molti altri produttori. Chiudere l’azienda ad Omegna e trasferire la produzione in Cina, limitandosi a commerciare il prodotto sul mercato nazionale. Una strada che non hanno voluto percorrere.
Dal sindacato, solo attestazioni di stima. «Hanno fatto il possibile e l’impossibile – riconosce Marco Cristina della Fiom, Cgil – ma è cambiato il mercato e, per una azienda di queste dimensioni, ci sarebbe voluto un miracolo che non c’è stato».
Mauro Rampinini