«Acqua più preziosa del petrolio»

CARPIGNANO SESIA - Prende carta e penna e scrive al Prefetto e al sindaco di Novara, oltre che al presidente di Acque Novara Vco.
Marcello Marafante, presidente del Comitato Dnt di Carpignano Sesia, continua la sua battaglia in difesa di territorio e ambiente. Chiede ai destinatari dello scritto di considerare le gravi conseguenze che le trivellazioni porterebbero anche alla falda acquifera che serve, tra l’altro, la città di Novara. «Riteniamo nostro dovere – spiega Marafante – segnalare agli organi competenti i pericoli connessi alla elevata esposizione a rischi ambientali con particolare riferimento alla minaccia per le comunità del territorio derivante dai danni a cui potrebbero essere sottoposte le risorse strategiche ed essenziali quali l’acqua e le sorgenti degli acquedotti. È di questi giorni il riproporsi stagionale delle emergenze idriche conseguenti ai mutamenti climatici. Secondo le valutazioni, ormai unanimemente condivise dagli esperti di meteorologia, esse tendono sempre più a rendere strutturali situazioni che, fino ad oggi, si è sperato potessero essere definite semplici anomalie. Dobbiamo prendere atto dei rischi di irreversibilità di queste tendenze e agire di conseguenza. Più di cinque anni di opposizione sul piano tecnico al progetto di Eni ci hanno convinti che ogni attività in grado di arrecare danni alle risorse idriche costituisca una pericolosa minaccia anche all’insieme dei principi dell’ordinamento giuridico, che devono tutelare l’ordinata e civile convivenza nella comunità nazionale. Ogni riserva d’acqua deve essere protetta come uno dei beni pubblici più preziosi Lo stesso vale per il rispetto dovuto al lavoro e alle attività produttive degli abitanti del territorio».
La fornitura di acqua potabile riguarda un bacino di utenze di oltre centomila abitanti: «Un’emergenza catastrofica – continua Marafante - e un’elevatissima e inutile esposizione al rischio che nessun giacimento di idrocarburi può giustificare. A tutela dei nostri territori il Comitato Dnt e varie amministrazioni comunali stanno avviando la procedura di ricorso al Tar contro il decreto del ministro dell’ambiente e del ministro dei beni culturali. Il decreto del 1° giugno apre prospettive che avremmo sperato di non dover affrontare. Accanto alla inadeguatezza delle scelte del governo sta crescendo la pressione, non solo sul territorio di Carpignano ma sull’intera area piemontese orientale e lombarda occidentale, dove sta aumentando lo sforzo da parte di varie aziende petrolifere per accaparrarsi nuovi permessi che comporterebbero gravissimi riflessi sul piano economico. È il caso del progetto “Cascina Alberto”, rilanciato da Shell all’inizio di quest’anno proprio mentre per Eni si stavano per aprire nuove prospettive per il progetto relativo a Carpignano Sesia, che da mesi, dopo il no espresso dalla Regione Piemonte, sembrava finito nel dimenticatoio».
Paolo Usellini
CARPIGNANO SESIA - Prende carta e penna e scrive al Prefetto e al sindaco di Novara, oltre che al presidente di Acque Novara Vco.
Marcello Marafante, presidente del Comitato Dnt di Carpignano Sesia, continua la sua battaglia in difesa di territorio e ambiente. Chiede ai destinatari dello scritto di considerare le gravi conseguenze che le trivellazioni porterebbero anche alla falda acquifera che serve, tra l’altro, la città di Novara. «Riteniamo nostro dovere – spiega Marafante – segnalare agli organi competenti i pericoli connessi alla elevata esposizione a rischi ambientali con particolare riferimento alla minaccia per le comunità del territorio derivante dai danni a cui potrebbero essere sottoposte le risorse strategiche ed essenziali quali l’acqua e le sorgenti degli acquedotti. È di questi giorni il riproporsi stagionale delle emergenze idriche conseguenti ai mutamenti climatici. Secondo le valutazioni, ormai unanimemente condivise dagli esperti di meteorologia, esse tendono sempre più a rendere strutturali situazioni che, fino ad oggi, si è sperato potessero essere definite semplici anomalie. Dobbiamo prendere atto dei rischi di irreversibilità di queste tendenze e agire di conseguenza. Più di cinque anni di opposizione sul piano tecnico al progetto di Eni ci hanno convinti che ogni attività in grado di arrecare danni alle risorse idriche costituisca una pericolosa minaccia anche all’insieme dei principi dell’ordinamento giuridico, che devono tutelare l’ordinata e civile convivenza nella comunità nazionale. Ogni riserva d’acqua deve essere protetta come uno dei beni pubblici più preziosi Lo stesso vale per il rispetto dovuto al lavoro e alle attività produttive degli abitanti del territorio».
La fornitura di acqua potabile riguarda un bacino di utenze di oltre centomila abitanti: «Un’emergenza catastrofica – continua Marafante - e un’elevatissima e inutile esposizione al rischio che nessun giacimento di idrocarburi può giustificare. A tutela dei nostri territori il Comitato Dnt e varie amministrazioni comunali stanno avviando la procedura di ricorso al Tar contro il decreto del ministro dell’ambiente e del ministro dei beni culturali. Il decreto del 1° giugno apre prospettive che avremmo sperato di non dover affrontare. Accanto alla inadeguatezza delle scelte del governo sta crescendo la pressione, non solo sul territorio di Carpignano ma sull’intera area piemontese orientale e lombarda occidentale, dove sta aumentando lo sforzo da parte di varie aziende petrolifere per accaparrarsi nuovi permessi che comporterebbero gravissimi riflessi sul piano economico. È il caso del progetto “Cascina Alberto”, rilanciato da Shell all’inizio di quest’anno proprio mentre per Eni si stavano per aprire nuove prospettive per il progetto relativo a Carpignano Sesia, che da mesi, dopo il no espresso dalla Regione Piemonte, sembrava finito nel dimenticatoio».
Paolo Usellini