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Da Novara sulle tracce di Nefertiti

Da Novara sulle tracce di Nefertiti. Missione in Egitto con il progetto Luxor Valle dei Re che vede in campo il Politecnico di Torino (Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia): a sostenere il programma c’è la Fondazione Novara Sviluppo. E lunedì mattina, nella sede di via Bovio, è stato siglato l’accordo che dà il via alle operazioni, pronte a scattare in questo mese: al tavolo il presidente della Fondazione novarese Giovanni Rizzo, il professor Paolo Fino (direttore del Dipartimento coinvolto nel progetto) e il professor Franco Porcelli, novarese, docente di Fisica della Materia nell’ateneo torinese (già Addetto Scientifico presso l’Ambasciata d’Italia in Egitto dal 2007 al 2015), direttore scientifico dell’intero progetto. «Che è – ha detto il professor Fino – di grande interesse e di alto profilo, grazie anche al professor Porcelli che mette a disposizione le competenze accumulate in questi anni e al supporto della Fondazione Novara Sviluppo che finanzia una attività a cavallo tra scienza, tecnologia e cultura. Novara con il suo background importante nel campo dell’editoria contribuisce con un ruolo importante. Ma questo è anche un progetto interdisciplinare e che ci vede impegnati a rapportarci con le istituzioni, cosa non facile». Il progetto Luxor Valle dei Re si articola in due fasi: «Novara è la mia città - ha esordito Porcelli che sarà affiancato dal professor Luigi Sambuelli, ordinario di Geofisica Applicata presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico di Torino – e sono contento che la Fondazione possa avere un ruolo di grande significato. Il primo segmento prevede la mappatura geofisica completa della Valle dei Re: è già stato approvato dal Ministero egiziano delle Antichità nell’agosto del 2016 e il mese scorso sono stati rilasciati i permessi da parte della National Security». Vice direttore del progetto è la professoressa Giuseppina Capriotti del CNR, attualmente in servizio presso l’Istituto Italiano di Cultura, Ambasciata d’Italia in Egitto, nel ruolo di Addetta Archeologa e Direttore del Centro Archeologico Italiano. «Siamo pronti a partire con la missione – ancora il professor Porcelli -. Questo primo progetto vedrà l’applicazione di moderne tecnologie geofisiche in grado di fornire informazioni su strutture presenti nel sottosuolo fino a profondità dell’ordine di qualche decina di metri, integrate con rilievi topografici tridimensionali georeferenziati e con dati satellitari in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea: un programma ambizioso, vista l’estensione della valle e il numero di siti da mappare. E poi c’è il secondo progetto, uno spin-off del precedente: l’obiettivo è verificare l’ipotesi avanzata dall’archeologo inglese Nicholas Reeves secondo il quale la tomba della regina Nefertiti, grande sposa reale del faraone Akhenaton, potrebbe trovarsi accanto a quella di Tutankhamon. Due scansioni radar sono già state effettuate per verificare l’ipotesi: la prima nel 2015 a cura dello specialista di radar Hirokatsu Watanabe e la seconda lo scorso anno, condotta da esperti del National Geographic. Entrambe hanno prodotto risultati incompleti e contradditori: il Ministero egiziano ha deciso di affidare una terza indagine a una squadra di esperti qualificati. Per noi è un onore che del progetto sia stato incaricato il Politecnico di Torino». Non pensiamo a spedizioni con cifre a nove zeri, ma comunque l’impegno economico non è indifferente. E l’attesa è alta. «Magari – ha concluso Porcelli - ci troveremo di fronte a una scoperta archeologica di enorme importanza. Oltre alla produzione di articoli scientifici e di materiale multimediale relativo alla documentazione geofisica completa della Valle dei Re potenziali spin-off riguardano possibili ricadute nel settore turistico e la diffusione di tecnologie geofisiche in svariati settori. Una applicazione è l’utilizzo dei georadar per individuare sopravvissuti sotto macerie, neve o materiale franato, un utilizzo purtroppo di drammatica attualità. Dal progetto ci aspettiamo risultati importanti». Forse la scoperta del secolo…
Eleonora Groppetti
Da Novara sulle tracce di Nefertiti. Missione in Egitto con il progetto Luxor Valle dei Re che vede in campo il Politecnico di Torino (Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia): a sostenere il programma c’è la Fondazione Novara Sviluppo. E lunedì mattina, nella sede di via Bovio, è stato siglato l’accordo che dà il via alle operazioni, pronte a scattare in questo mese: al tavolo il presidente della Fondazione novarese Giovanni Rizzo, il professor Paolo Fino (direttore del Dipartimento coinvolto nel progetto) e il professor Franco Porcelli, novarese, docente di Fisica della Materia nell’ateneo torinese (già Addetto Scientifico presso l’Ambasciata d’Italia in Egitto dal 2007 al 2015), direttore scientifico dell’intero progetto. «Che è – ha detto il professor Fino – di grande interesse e di alto profilo, grazie anche al professor Porcelli che mette a disposizione le competenze accumulate in questi anni e al supporto della Fondazione Novara Sviluppo che finanzia una attività a cavallo tra scienza, tecnologia e cultura. Novara con il suo background importante nel campo dell’editoria contribuisce con un ruolo importante. Ma questo è anche un progetto interdisciplinare e che ci vede impegnati a rapportarci con le istituzioni, cosa non facile». Il progetto Luxor Valle dei Re si articola in due fasi: «Novara è la mia città - ha esordito Porcelli che sarà affiancato dal professor Luigi Sambuelli, ordinario di Geofisica Applicata presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico di Torino – e sono contento che la Fondazione possa avere un ruolo di grande significato. Il primo segmento prevede la mappatura geofisica completa della Valle dei Re: è già stato approvato dal Ministero egiziano delle Antichità nell’agosto del 2016 e il mese scorso sono stati rilasciati i permessi da parte della National Security». Vice direttore del progetto è la professoressa Giuseppina Capriotti del CNR, attualmente in servizio presso l’Istituto Italiano di Cultura, Ambasciata d’Italia in Egitto, nel ruolo di Addetta Archeologa e Direttore del Centro Archeologico Italiano. «Siamo pronti a partire con la missione – ancora il professor Porcelli -. Questo primo progetto vedrà l’applicazione di moderne tecnologie geofisiche in grado di fornire informazioni su strutture presenti nel sottosuolo fino a profondità dell’ordine di qualche decina di metri, integrate con rilievi topografici tridimensionali georeferenziati e con dati satellitari in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea: un programma ambizioso, vista l’estensione della valle e il numero di siti da mappare. E poi c’è il secondo progetto, uno spin-off del precedente: l’obiettivo è verificare l’ipotesi avanzata dall’archeologo inglese Nicholas Reeves secondo il quale la tomba della regina Nefertiti, grande sposa reale del faraone Akhenaton, potrebbe trovarsi accanto a quella di Tutankhamon. Due scansioni radar sono già state effettuate per verificare l’ipotesi: la prima nel 2015 a cura dello specialista di radar Hirokatsu Watanabe e la seconda lo scorso anno, condotta da esperti del National Geographic. Entrambe hanno prodotto risultati incompleti e contradditori: il Ministero egiziano ha deciso di affidare una terza indagine a una squadra di esperti qualificati. Per noi è un onore che del progetto sia stato incaricato il Politecnico di Torino». Non pensiamo a spedizioni con cifre a nove zeri, ma comunque l’impegno economico non è indifferente. E l’attesa è alta. «Magari – ha concluso Porcelli - ci troveremo di fronte a una scoperta archeologica di enorme importanza. Oltre alla produzione di articoli scientifici e di materiale multimediale relativo alla documentazione geofisica completa della Valle dei Re potenziali spin-off riguardano possibili ricadute nel settore turistico e la diffusione di tecnologie geofisiche in svariati settori. Una applicazione è l’utilizzo dei georadar per individuare sopravvissuti sotto macerie, neve o materiale franato, un utilizzo purtroppo di drammatica attualità. Dal progetto ci aspettiamo risultati importanti». Forse la scoperta del secolo…
Eleonora Groppetti