La protesta dei penalisti novaresi
Contro le riforme del Governo, in particolare l’abrogazione della prescrizione.

La protesta dei penalisti novaresi contro le riforme del Governo, in particolare contro l’abrogazione della prescrizione.
La protesta dei penalisti novaresi
Al grido di “Se non la conoscete, ve la leggiamo noi”, penalisti in corteo, ieri mattina, con in mano la Costituzione, contro le riforme che sta approntando il Governo, in particolare contro la norma che vuole abrogare la prescrizione dei reati dopo la sentenza di primo grado. Una decisione che, come sostenuto a più riprese dai penalisti, renderebbe il processo infinito.
Il corteo è partito da via Azario, davanti alla sede del Tribunale, ed è giunto in piazza Matteotti, davanti al palazzo di Prefettura e Provincia.
La lettura della Costituzione
Qui i penalisti, tutti in toga, guidati dal presidente e dal vicepresidente della Camera Penale, Roberto Rognoni e Alessandro Brustia, hanno letto gli articoli 24, 27 e 111 della Costituzione, per farli conoscere alla cittadinanza, a tutti quei novaresi che, negli istanti della manifestazione, sono transitati in centro. Sono gli articoli che riguardano il diritto di difesa, quello di non colpevolezza sino a sentenza definitiva e quello del giusto processo.
Contro la riforma del Governo
Si tratta di una riforma che, come riferito dal presidente Rognoni e dal resto del direttivo della Camera Penale, «sa tanto di promessa elettorale. Una riforma – spiegano - che viola i diritti fondamentali di ogni persona e della difesa, si tratta di norme che vanno contro la Costituzione e la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, che stabiliscono il diritto a un processo in tempi ragionevoli». Una posizione che i penalisti hanno espresso anche in un dibattito alla Barriera Albertina. Ospiti anche due sostituti procuratori di Novara, Mario Andrigo e Nicola Serianni. Quest’ultimo ha sostenuto, sollevando le obiezioni degli avvocati in sala, come talora «si riscontri un utilizzo strumentale della prescrizione, usata per evitare la condanna». Il corteo di ieri ha concluso i quattro giorni di astensione dalle udienze, proclamata dall’Unione Camere Penali dal 20 al 23 novembre.
mo.c.