In tanti a salutare Riccardo

I funerali si sono svolti nella chiesa di San Martino.

In tanti a salutare Riccardo
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In tanti a salutare Riccardo Ardizio. I funerali del giovane mancato a 24 anni si sono svolti nella chiesa di San Martino a Novara.

In tanti a salutare Riccardo

Nei giorni in cui le lacrime scendono insieme alla pioggia diventa superfluo raccontare il dolore e la tristezza, esse sono parte stessa di un funerale, ma, alle 10.20, la folla radunata sul sagrato della chiesa di San Martino, non faceva da cornice a quelle emozioni così negative, essa era il centro stesso. Quelle persone, in quel momento, erano lì per Riccardo, con Riccardo, erano, in un certo senso, Riccardo. Le molte persone di ogni età si sono strette in un abbraccio commosso nell’ingresso in chiesa, quando alcuni ragazzi, poco per volta, “vestivano” la bara con la maglietta della sua squadra, Cuore Novanta, con quella di Baselli, firmata per lui il giorno prima dai giocatori, e con la sua sciarpa del Torino. All’inizio della celebrazione il parroco di San Martino, don Clemente, ricorda quando Riccardo gli aveva annunciato con soddisfazione che era stato assunto a tempo indeterminato. Una delle tante conquiste che aveva raggiunto da solo, diventando uomo. «Oggi le nostre parole, le nostre lacrime ed il nostro cuore sono pesanti dinanzi al mistero della vita e della morte come il masso posto davanti al sepolcro di Gesù», inizia Don Gianmario Lanfranchini nell’omelia.

Non ha mai smarrito il sorriso

riccardo ardizioRiccardo ha perso molte persone care nella sua vita, ma non ha mai smarrito quel pacato sorriso, che, nel silenzio attonito della chiesa, sembrava suggerire a tutti una domanda: «Dinanzi a questo peso chi potrà aprire il nostro cuore e la nostra vita a un mistero o a una risposta che ci faccia capire il perché?» continua il sacerdote. È più semplice lasciarsi andare nel dolore e smettere di combattere. «Tutti i nostri ricordi non possono riempire l’assenza di Riccardo. Non affannatevi per far rivivere con il ricordo, come va di moda oggi, lo dico ai più giovani, niente e nessuno può esserci restituito tramite il semplice ricordo, perché questo è un pensiero del passato. Noi oggi siamo chiamati ad andare in questo presente e a guardare al futuro. Lo dico per tutti, soprattutto per chi soffre di più», ma è Riccardo stesso ad averci dato esempio, con la sua vita, di come affrontare i drammi che essa porta con sé. La volontà di capire e di cercare delle spiegazioni è innata in ognuno di noi, ma a volte il muro su cui si sbatte non ha spiegazioni, lascia inermi, Riccardo lo sapeva bene: «Quando la notte della scomparsa di sua madre Clara, uscendo da casa sua sembrava che il mondo fosse crollato addosso a me. In lui ho sempre ritrovato, pur nel dolore e nelle fatiche della vita, che non lo hanno risparmiato, la capacità di vedere dentro e oltre, con un sorriso, il suo sogno».

La chiesa di San Martino gremita

Infatti, non si era mai arreso «Ce la farò anch’io, mi disse, gli altri hanno avuto più di me, ma io ho i miei sogni» perché «da bambino quando noi adulti eravamo in difficoltà di fronte a lui mi disse “Io voglio vivere”». Dobbiamo guardare un po’ tutti a Riccardo «perché quando un ragazzo realizza i suoi sogni diventa grande, diventa uomo. Cioè si prende carico degli altri, dei suoi amori, dei suoi impegni, delle persone che gli stanno attorno, senza lamentarsi, ma con entusiasmo». Quindi ci svuotiamo nella ricerca di riempirci di spiegazioni, perdiamo l’essenza della nostra vita «Sant’Ambrogio, in un suo scritto, non chiese al Signore il perché della morte del fratello, ma lo ringraziò per averglielo donato. Così mi sento grato per la vita che ha donato a Riccardo, che oggi vive con papà e mamma nella gloria di Dio».

Forte monito di speranza

«Io non vi chiedo di uscire di qui dicendo di credere, di non avere più paura, di aver scoperto il senso della vita. Io vi chiedo di uscire con la capacità di fare silenzio nel vostro cuore, di prendervi cura degli altri, di non dire più di avere troppe cose da fare, di assolvere i propri impegni, di realizzare ciascuno i propri sogni, perché così si diventa grandi». Resta inutile cercare dei lati positivi in una vicenda che non ne ha, tuttavia si erge forte un monito di speranza che Riccardo continuerà a dare ad ognuno di noi, non nel ricordo delle sue gesta, ma nell’imitazione della sua forza, vivendo ogni giorno anche con lui, anche per lui.
Stefano Grazioli

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