Parco ex Snoopy, area rimessa a nuovo dai frequentatori
Dopo l'incendio di febbraio.

Parco ex Snoopy, l'area è stata rimessa a nuovo dai frequentatori dell'area verde lungo l'Agogna dopo l'incendio di febbraio.
Parco ex Snoopy, area rimessa a nuovo
C’è Tullio, 91 anni e mezzo portati magnificamente. C’è Elena, ex capitano della Croce Rossa ed infermiera volontaria per due mesi in Libano, nei primi anni Ottanta. Il “capo” riconosciuto è Conchita, spagnola di Madrid giunta a Novara 40 anni fa per amore, dopo aver sposato un nostro concittadino conosciuto a Milano, dove entrambi lavoravano: lei dipendente della Montedison, lui di un’azienda farmaceutica. Risultato? Ormai Conchita parla anche il dialetto novarese. Sono alcuni degli abituali frequentatori del parco ex Snoopy, sul lungo Agogna a fianco della sede della Juventus Club e dietro al campo “Gondo” di hockey su prato.
«Chiacchieriamo, giochiamo a carte, ci aiutiamo»
«Siamo 15-20 persone che hanno superato la “sessantina”, quasi tutte pensionate e residenti nei quartieri San Martino, San Paolo e dintorni - spiega Conchita, la portavoce del gruppo - Abbiamo iniziato a ritrovarci qui circa 15-20 anni fa. Ci incrociavamo portando a spasso i nostri cani, poi abbiamo legato dandoci appuntamento praticamente tutti i pomeriggi, almeno tra aprile e ottobre. Arriviamo verso le 16.30 e rimaniamo fino alle 19, in estate anche fino alle 21. Chiacchieriamo, giochiamo a carte, qualcuno porta il cane. E, soprattutto, ci aiutiamo. Chi è più giovane ed in forze assiste volontariamente chi è più anziano ed ha bisogno di aiuto, comprese alcune persone disabili».
A febbraio un incendio ha bruciato tutto
Circa 6 anni fa i frequentatori dell’area hanno anche provveduto ad attrezzarla con alcune sedie, un tavolo, a prendersi cura del verde e ad allestire un ricovero per riporre le poche attrezzature e trovare riparo in caso di pioggia: «Abbiamo utilizzato materiale recupero creando una sorta di tettoia sotto cui, ogni tanto, fare anche merenda o mangiare una pizza - prosegue Conchita - Purtroppo tra il 26 ed il 28 febbraio scorsi è andato tutto a fuoco, comprese 18 sedie e un baule dove ritiravamo le nostre cose. È rimasto solo lo scheletro della struttura. Chi è venuto a spegnere l’incendio, un ex pompiere, ha detto di aver notato due focolai: sembra quindi sia stato un atto doloso».
I frequentatori si sono autotassati per la ricostruzione
«Comunque non ci siamo scoraggiati e ci siamo autotassati per ripulire la zona e ripristinare tutto alla meglio. Il ritiro delle macerie ci è costato 120 euro, poi abbiamo messo altri 60 euro a testa per raggiungere i 700 euro necessari per completare la pulizia e riedificare, ormai da un paio di settimane, la rete metallica e la nuova tettoia in fibrocemento ecologico. Le piante intanto stanno ricrescendo: quello è un miracolo della natura. Adesso vorremmo completare l’opera fissando alla recinzione dei teloni in modo da avere un po’ di privacy e proteggerci dagli occhi indiscreti di eventuali malintenzionati».
«Dovrebbe esserci più sorveglianza»
Conchita osserva: «Di notte, quando non ci siamo, qui intorno qualcosa succede. Oltre all’incendio, ogni tanto qualcuno è venuto a rubarci delle sedie. Nel piazzale antistante ci sarebbe qualche movimento strano. Noi siamo aperti a tutti. Chiunque può venire qui, tranne coloro che hanno cattive intenzioni o sono pettegoli». Gli anziani dell’ex parco Snoopy lanciano allora un appello: «Dovrebbe esserci più sorveglianza da parte della Polizia Municipale o delle Forze dell’Ordine - conclude Conchita - Al Comune chiediamo una mano per gestire quest’area verde, che è pubblica. In particolare l’erba dovrebbe essere tagliata una volta in più ed un mese prima: quando vengono a fine maggio è troppo alta ed abbiamo già provveduto noi con le nostre forze, così come smaltiamo i rifiuti e curiamo le piante. A proposito: nello spiazzo qui fuori c’è già un attacco per l’acqua. Sarebbe bello provvedere ad un allacciamento anche per noi, in modo da avere a disposizione l’acqua corrente per l’irrigazione. Finora ci siamo portati da casa le taniche, ma che fatica!».
Filippo Bezio