Seck a processo per lo stupro di Ferragosto

Seck a processo per lo stupro di Ferragosto
Pubblicato:
Aggiornato:

CAVAGLIO D’AGOGNA Dovrebbe tenersi il prossimo 21 gennaio 2016 la prima udienza, a Rimini, per Massow Seck, il 27enne senegalese residente a Cavaglio a giudizio per il presunto stupro di una turista coetanea di Monza la notte di Ferragosto in spiaggia. Ma il condizionale è d’obbligo, dal momento che «abbiamo fatto richiesta del rito abbreviato condizionato all’audizione della persona offesa. Ma il gip non si è ancora pronunciato», spiega l’avvocato Daniela Fontaneto, che difende il ragazzo insieme al collega Mauro Crociati di Rimini. Intanto Seck resta, da mesi, in carcere a Modena, dove era stato trasferito dopo aver trascorso le prime due settimane di isolamento nel carcere di Rimini. Era stato arrestato dalla Squadra Mobile una settimana dopo i fatti, fermato poco distante dal luogo della presunta violenza. Violenza che tuttavia il ragazzo ha sempre contestato, proclamandosi innocente. Lo aveva ribadito nel corso dell’interrogatorio di convalida tenutosi il 22 agosto a Rimini davanti al gip Fiorella Casadei. Che, sulla base delle prove assunte, ritenendo attendibile la versione dalla donna e alla luce del quadro clinico riscontrato in ospedale, aveva disposto per il giovane la misura carceraria. Seck aveva ammesso di aver

CAVAGLIO D’AGOGNA Dovrebbe tenersi il prossimo 21 gennaio 2016 la prima udienza, a Rimini, per Massow Seck, il 27enne senegalese residente a Cavaglio a giudizio per il presunto stupro di una turista coetanea di Monza la notte di Ferragosto in spiaggia. Ma il condizionale è d’obbligo, dal momento che «abbiamo fatto richiesta del rito abbreviato condizionato all’audizione della persona offesa. Ma il gip non si è ancora pronunciato», spiega l’avvocato Daniela Fontaneto, che difende il ragazzo insieme al collega Mauro Crociati di Rimini. Intanto Seck resta, da mesi, in carcere a Modena, dove era stato trasferito dopo aver trascorso le prime due settimane di isolamento nel carcere di Rimini. Era stato arrestato dalla Squadra Mobile una settimana dopo i fatti, fermato poco distante dal luogo della presunta violenza. Violenza che tuttavia il ragazzo ha sempre contestato, proclamandosi innocente. Lo aveva ribadito nel corso dell’interrogatorio di convalida tenutosi il 22 agosto a Rimini davanti al gip Fiorella Casadei. Che, sulla base delle prove assunte, ritenendo attendibile la versione dalla donna e alla luce del quadro clinico riscontrato in ospedale, aveva disposto per il giovane la misura carceraria. Seck aveva ammesso di avere avuto un contatto con la ragazza, quella sera in spiaggia, di essersi scambiati i numeri di cellulare e di essere andati insieme ad acquistare le sigarette, ma aveva categoricamente negato il rapporto sessuale. Il giovane aveva anche sostenuto che la ragazza si stesse sbagliando, confondendolo con un’altra persona. La vittima era stata poi risentita dagli investigatori: un secondo interrogatorio si era infatti reso necessario alla luce delle audizioni dei due amici che quella notte si trovavano con la ragazza. E che avrebbero fornito una versione dei fatti in alcune parti non coincidente con quanto asserito dalla giovane: lei aveva ammesso di trovarsi su quella spiaggia alla ricerca di qualcuno in grado di fornire loro della droga. Un dato che avrebbe in parte confermato un passaggio della versione fornita agli inquirenti da Seck. Il senegalese ha sempre sostenuto di essersi  recato in Romagna, quest’estate, per tentare la fortuna del venditore ambulante: quella sera avrebbe risposto alla turista di avere solo braccialetti e mercanzia simile da offrirle. Il caso aveva travolto il piccolo comune borgomanerese dove vive parte della famiglia di Seck. Il padre Mor, integrato nel tessuto sociale novarese dove per anni aveva goduto anche di un lavoro sicuro nel distretto delle rubinetterie,  non aveva fatto mistero dell’indigenza momentanea in cui si trova, perso il lavoro. Ristrettezze che in queste settimane di attesa non hanno di certo contribuito ad alleviare la sofferenza del giovane che, nei colloqui con i suoi legali, avrebbe sempre lamentato l’insopportabile lontananza dei propri cari e il peso di un’onta tremenda, soprattutto al cospetto della comunità senegalese di Cavaglio e Fontaneto, di cui fa parte e che è molto unita. 
 

Arianna Martelli