“Non lo vedo nei panni dell’assassino”

“Non lo vedo nei panni dell’assassino”
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ARONA - Stefano Binda, l’uomo accusato dopo 29 anni dell’omicidio di Lidia Macchi, era un ex compagno di scuola della giovane uccisa all’età di 21 anni e ritrovata il 7 gennaio del 1987 di due giorni dalla sua scomparsa a Cittiglio in un bosco del Varesotto. Proprio in quell’anno il giovane di Brebbia avrebbe conseguito la maturità classica al liceo Pietro D’Anghiera nella città del Sancarlone, dove era arrivato dopo aver perso l’anno al liceo di Varese. Passa anche da Arona il filo dei ricordi su quel giovane: la vicenda è no dei più noti “cold case” italiani, il responsabile dell’omicidio non era mai stato trovato, fino all’altro giorno. Dopo la notizia del suo arresto quel nome, Stefano Binda, ha riacceso l’immagine di lui che arrivava con il battello di Angera insieme a tanti altri alunni provenienti, ad esempio, da Ranco e Taino, che in quegli anni frequentavano l’istituto allora ubicato nell’ala del palazzo dove oggi c’è il municipio. Molti degli insegnanti dell’epoca ormai non ci sono più, come don Piero Paracchini, docente di storia e filosofia e vicino a Comunione e liberazione come Binda. Mentre al professore di matematica Sando Bottelli, ad Arona dall’80 al ’95, quel suo allievo “è venuto subito alla mente, anche se in un primo tempo ho pensato potesse trattarsi di un caso di omonimia. Era un ragazzo intelligente ed educato”. Qualche hanno dopo Bottelli, che è anche un noto podista, ha incontra

ARONA - Stefano Binda, l’uomo accusato dopo 29 anni dell’omicidio di Lidia Macchi, era un ex compagno di scuola della giovane uccisa all’età di 21 anni e ritrovata il 7 gennaio del 1987 di due giorni dalla sua scomparsa a Cittiglio in un bosco del Varesotto. Proprio in quell’anno il giovane di Brebbia avrebbe conseguito la maturità classica al liceo Pietro D’Anghiera nella città del Sancarlone, dove era arrivato dopo aver perso l’anno al liceo di Varese. Passa anche da Arona il filo dei ricordi su quel giovane: la vicenda è no dei più noti “cold case” italiani, il responsabile dell’omicidio non era mai stato trovato, fino all’altro giorno. Dopo la notizia del suo arresto quel nome, Stefano Binda, ha riacceso l’immagine di lui che arrivava con il battello di Angera insieme a tanti altri alunni provenienti, ad esempio, da Ranco e Taino, che in quegli anni frequentavano l’istituto allora ubicato nell’ala del palazzo dove oggi c’è il municipio. Molti degli insegnanti dell’epoca ormai non ci sono più, come don Piero Paracchini, docente di storia e filosofia e vicino a Comunione e liberazione come Binda. Mentre al professore di matematica Sando Bottelli, ad Arona dall’80 al ’95, quel suo allievo “è venuto subito alla mente, anche se in un primo tempo ho pensato potesse trattarsi di un caso di omonimia. Era un ragazzo intelligente ed educato”. Qualche hanno dopo Bottelli, che è anche un noto podista, ha incontrato di nuovo Binda a una corsa serale a Besozzo. “E’ stata la mamma, di solito era lei che veniva ai colloqui, a riconoscermi e venirmi a salutare: mi ha detto che c’era anche il figlio, ho parlato con lui qualche minuto e poi non l’ho mai più rivisto”. Non erano molti in classe, molti dei suoi ex compagni per il lavoro non vivono più ad Arona. Non Gianluca Viano, noto commerciante aronese: “Faccio fatica a riconoscerlo – dice – Da come me lo ricordo non lo vedo proprio nei panni dell’assassino”.  

Maria Nausica Bucci

Vuoi leggere l’articolo integrale? Lo trovi sul Corriere di Novara di giovedì 21 gennaio.

 

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