Il Castello di Miasino torna davvero alla comunità

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MIASINO - «Se è un fatto strutturale della nostra storia, dobbiamo far diventare la lotta alla mafia elemento costitutivo della cittadinanza italiana». Così si è espressa oggi pomeriggio, nella parte conclusiva del suo incisivo intervento, Rosy Bindi (presidente Commissione parlamentare antimafia), in occasione della cerimonia di riconsegna del Castello, pregevole costruzione fatta edificare nell’Ottocento dai conti Solaroli, sequestrata e confiscata “ai sensi del D.lgs. 159/2011 codice antimafia” al boss della camorra Pasquale Galasso.  L’immobile, a seguito di manifestazione di interesse “per finalità isituzionali e/o sociali” 

MIASINO - «Se è un fatto strutturale della nostra storia, dobbiamo far diventare la lotta alla mafia elemento costitutivo della cittadinanza italiana». Così si è espressa oggi pomeriggio, nella parte conclusiva del suo incisivo intervento, Rosy Bindi (presidente Commissione parlamentare antimafia), in occasione della cerimonia di riconsegna del Castello, pregevole costruzione fatta edificare nell’Ottocento dai conti Solaroli, sequestrata e confiscata “ai sensi del D.lgs. 159/2011 codice antimafia” al boss della camorra Pasquale Galasso.  L’immobile, a seguito di manifestazione di interesse “per finalità isituzionali e/o sociali” da parte della Regione Piemonte, è ora appunto parte del suo patrimonio indisponibile. Negli interventi è emerso come si tratti di «un grande risultato» ma anche di un momento «intermedio» in vista delle ulteriori attività da compiere «ai fini del suo riutilizzo sociale», come ha sottolineato il consigliere regionale Domenico Rossi, che ha ripercorso il lungo iter (avviato nel 2009) per giungere alla situazione odierna. 

m.a.t.

leggi il servizio sul Corriere di Novara di sabato 20 febbraio

 

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