Corsi e lunghe attese, ecco la vita in una casa di accoglienza per profughi

MAGGIORA – Era il 1° ottobre quando in uno stabile della Parrocchia di Maggiora, Casa Sant’Agapito, arrivavano i primi profughi ospitati in questo lembo di Borgomanerese. Al gruppo si aggiunsero via via altre persone, tutti uomini provenienti dai paesi del Centro Africa (principalmente Nigeria, Mali, Senegal, Guinea, Benin e Burkina Faso) di età compresa tra i 18 e i 40 anni. Nelle intenzioni degli stessi migranti, la permanenza a Maggiora doveva essere solo una tappa in attesa del riconoscimento o meno dello status di rifugiato. In realtà le procedure burocratiche si sono rivelate molto più lunghe del previsto e quasi tutti sono ancora nell’ostello parrocchiale.
A gestire la quotidianità dei 28 ospiti è la cooperativa Versoprobo, che si occupa anche di altre
MAGGIORA – Era il 1° ottobre quando in uno stabile della Parrocchia di Maggiora, Casa Sant’Agapito, arrivavano i primi profughi ospitati in questo lembo di Borgomanerese. Al gruppo si aggiunsero via via altre persone, tutti uomini provenienti dai paesi del Centro Africa (principalmente Nigeria, Mali, Senegal, Guinea, Benin e Burkina Faso) di età compresa tra i 18 e i 40 anni. Nelle intenzioni degli stessi migranti, la permanenza a Maggiora doveva essere solo una tappa in attesa del riconoscimento o meno dello status di rifugiato. In realtà le procedure burocratiche si sono rivelate molto più lunghe del previsto e quasi tutti sono ancora nell’ostello parrocchiale.
A gestire la quotidianità dei 28 ospiti è la cooperativa Versoprobo, che si occupa anche di altre “case di accoglienza” nel Novarese. Oltre che della cucina e delle necessità quotidiane, “bisogna far passare il tempo di un’attesa così lunga” spiegano Carmen Grubert e Stefano Bardone, due degli operatori. La mattina c’è la scuola di italiano, perché nessuno o quasi conosce la lingua. Nel pomeriggio corsi vari che vanno dallo yoga al giardinaggio, dalla falegnameria alla chitarra. Da martedì 29 marzo poi a turno i profughi si occupano di servizi socialmente utili: in squadre di 45 volontari puliscono strade e piazze del paese, strappano le erbacce e raccolgono l’immondizia. “Hanno firmato una sorta di contratto di impegno – spiegano gli operatori – E hanno quindi il dovere di presentarsi e di eseguire i lavori”. Un modo anche per ricambiare l’accoglienza riservata dalla popolazione: “I maggioresi sono sempre stati aperti e gentili – sottolineano Carmen e Stefano – Nel tempo i ragazzi si sono fatti conoscere, vengono chiamati per nome e salutati”. Lo confermano gli ospiti stessi: “A Maggiora ci troviamo bene ma vorremmo avere al più presto i documenti” dicono unanimi.
l.pa.