Formaggio, ecco perché in Italia è diverso

BORGOMANERO - Sono più di cinquecento i formaggi prodotti in Italia, “segno di una vitalità e di una creatività profonda, tipica della nostra terra”. Lo ha detto all’ultimo meeting del Lions Club Borgomanero Host un’autorità nel campo caseario, Carlo Fiori della ditta “Luigi Guffanti 1876” di Arona che ha intrattenuto l’attenta platea parlando del "Formaggio… questo
BORGOMANERO - Sono più di cinquecento i formaggi prodotti in Italia, “segno di una vitalità e di una creatività profonda, tipica della nostra terra”. Lo ha detto all’ultimo meeting del Lions Club Borgomanero Host un’autorità nel campo caseario, Carlo Fiori della ditta “Luigi Guffanti 1876” di Arona che ha intrattenuto l’attenta platea parlando del "Formaggio… questo sconosciuto". Una relazione, la sua, precisa e meticolosa iniziata illustrando le origini di questo alimento che in Italia, contrariamente a quanto avviene negli altri Paesi europei viene di norma consumato a fine pasto. Il motivo è semplice. “In Francia – ha spiegato Fiori - il formaggio è stato nobilitato grazie alla Chiesa e alle classi più ricche, mentre in Italia è stato sempre considerato un prodotto limitato alla sopravvivenza alimentare dei contadini”. Fiori ha quindi raccontato la storia della “Guffanti”, che lo ha visto entrare in azienda nel 1970. Laureato in Economia e Commercio alla Bocconi, svolge da trent’anni l’attività di selezionatore e stagionatore di formaggi “di nicchia’. Alla fine del 1999, venne chiamato a far parte della prestigiosissima “Confrerie des Chevaliers du Taste Fromage de1 France”, acquisendovi successivamente (2002) il grado di Grand Officier. Nella foto, Carlo Fiori con il presidente del Lions Club Borgomanero Host Stefano Carrera.
c.p.