Ad Arona partecipata serata con Claudio Marenzi

Ad Arona partecipata serata con Claudio Marenzi
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ARONA - Si è tenuta nella serata dello scorso 12 febbraio la serata organizzata dalla Compagnia delle Opere Novara e Vco che ha avuto come protagonista Claudio Marenzi, presidente di Herno e presidente di Sistema Moda Italia,  che ha dialogato con Bernhard Scholz, presidente nazionale della Compagnia delle Opere. 

“L’imprenditore è un direttore d’orchestra, non è l’azienda" ha raccontato Marenzi al folto pubblico intervenuto. Ha illustrato poi la storia dell’azienda e della famiglia: “Herno nasce nel 1984. Negli anni 2000 l’azienda era terzista con prospettive in discesa. Nel 2005 abbiamo preso la decisione di ricalibrarci sul marchio. C’era da rivoluzionare l’azienda e questo passaggio ha diviso la famiglia. Con l’appoggio di mio padre abbiamo fatto una scelta coraggiosa di marchio, facendo entrare un fondo nel 2007: allora fatturavamo 7 mio di cui 5 per terzisti, oggi i numeri sono 60 mio di cui 50 di Herno. Abbiamo lavorato inizialmente sul consolidamento del prodotto, poi del marchio e adesso sulla distribuzione. L’entrata del fondo è stata fondamentale per una 

ARONA - Si è tenuta nella serata dello scorso 12 febbraio la serata organizzata dalla Compagnia delle Opere Novara e Vco che ha avuto come protagonista Claudio Marenzi, presidente di Herno e presidente di Sistema Moda Italia,  che ha dialogato con Bernhard Scholz, presidente nazionale della Compagnia delle Opere. 

“L’imprenditore è un direttore d’orchestra, non è l’azienda" ha raccontato Marenzi al folto pubblico intervenuto. Ha illustrato poi la storia dell’azienda e della famiglia: “Herno nasce nel 1984. Negli anni 2000 l’azienda era terzista con prospettive in discesa. Nel 2005 abbiamo preso la decisione di ricalibrarci sul marchio. C’era da rivoluzionare l’azienda e questo passaggio ha diviso la famiglia. Con l’appoggio di mio padre abbiamo fatto una scelta coraggiosa di marchio, facendo entrare un fondo nel 2007: allora fatturavamo 7 mio di cui 5 per terzisti, oggi i numeri sono 60 mio di cui 50 di Herno. Abbiamo lavorato inizialmente sul consolidamento del prodotto, poi del marchio e adesso sulla distribuzione. L’entrata del fondo è stata fondamentale per una questione di governance. Il fondo ha fatto sì che il Consiglio di Amministrazione aziendale diventasse più strutturato: io dovevo spiegare non solamente il prodotto ma anche i numeri a gente che non aveva nessuna conoscenza del settore. Mi ha costretto a lavorare. L’estate da ragazzino la passavo in azienda e come ricompensa mio padre mi portava a Pitti. In quel luogo davo un volto a quei capi che tagliavo, cucivo e stiravo. Sono 34 anni che vado a Pitti e sono sempre più innamorato del nostro settore. Nel 2005-2007 ho costituito una società mia per distribuire Herno.”

Ha proseguito spiegando le strategie di prodotto e di marchio che a un certo punto vengono rivoluzionate: “I clienti mi dicevano che Herno era un bel prodotto, ma vecchio. Quando sei confuso e non hai una strategia chiara il mercato ti dimentica e distrugge. Bisogna essere assolutamente coerente coi propri messaggi. Il mercato ci riconosceva per lo sportswear. Siamo partiti e abbiamo lavorato con grande attenzione alla qualità mantenendo il processo produttivo ma con tessuti nuovi: abbiamo mixato tessuti più performanti e tecnici ma in abiti da città. La grande svolta l’abbiamo avuta quando è arrivata l’applicazione della piuma, senza sacco e quindi abiti più leggeri. Il secondo passaggio è stato consolidare il marchio, comunicarlo. Il prodotto passa ma col marchio forte riesci a superare le piccole crisi. Abbiamo lavorato sulla comunicazione in modo non liturgico sempre uguale a se stessa, contraddicendo le tendenze che vogliono nel settore moda un cambio di comunicazione ogni sei mesi. Stessa immagine ovunque dalla pubblicità al lay-out dei negozi con il famoso gancio su una trave di acciaio a evocare modernità e con il cuoio che è tradizione, unici corollari al capo che è il prodotto. Non serve altro perché il nostro cliente è intelligente! Molto minimalista e veniamo riconosciuti così.”
Sul Made in Italy la riflessione è preoccupata: “Il sistema paese potrebbe fare molto di più. Abbiamo enormi opportunità che non sfruttiamo.”
Ai giovani “consiglierei di essere umili. Ne ho trovati di molto preparati. Bisogna iniziare senza guardare orari, soldi ed essere aperti. A volte i giovani si sentono sfruttati e sbagliano: devono imparare un lavoro. Devono andare all’estero per fare un’esperienza, non per scappare. L’estero per me è fondamentale per le lingue e per l’esperienza”.
Dal pubblico numeroso e attento, sono state poste numerose domande. Ha chiuso la conversazione Petrillo ricordando lo scopo di CdO e i successivi appuntamenti.
Gli organizzatori auspicano "sempre maggior riflessione sul tema dell’imprenditore: la solitudine è il peggior nemico. Vogliamo creare una nuova figura dell’imprenditore in rete nella quale lo sguardo comune aiuti le spirali virtuose, attivando vera e propria consapevolezza nella linea di vita, nell’ambiente familiare, imprenditoriale e sistemico".
L’evento è stato organizzato in collaborazione con CdO Alto Milanese e CdO Varese.
v.s.

 

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