TORINO

Il Museo Nazionale del Cinema di Torino festeggia i 25 anni alla Mole Antonelliana con il volume “Il Tempio del Cinema”

Il volume ripercorre la storia del Museo e dell'edificio che lo ospita attraverso racconti e testimonianze di coloro che hanno contribuito a rendere il progetto originario della fondatrice Maria Adriana Prolo una realtà culturale vivace e innovativa

Il Museo Nazionale del Cinema di Torino festeggia i 25 anni alla Mole Antonelliana con il volume “Il Tempio del Cinema”

Oggi, 24 ottobre 2025, nell’aula Tempio nel Museo del Cinema di Torino, in via Montebello 20, si è svolta la presentazione del volume celebrativo dei 25 anni del Museo della Mole Antonelliana: “Il Tempio del Cinema”.

La presentazione de “Il Tempio del Cinema”

Il volume nasce da un’idea del presidente Enzo Ghigo e del direttore del Museo nazionale del Cinema Carlo Chatrian. Edito da Allemandi, Il Tempio del Cinema è un libro di quasi 200 pagine, riccamente illustrato, in un formato che evoca la verticalità della Mole.

Il “Tempio del Cinema”, curato dal direttore, ripercorre la storia del Museo e dell’edificio che lo ospita attraverso racconti e testimonianze di coloro che hanno contribuito a rendere il progetto originario della fondatrice Maria Adriana Prolo una realtà culturale vivace e innovativa.

Il libro è diviso in due sezioni: la prima parte è dedicata alla Mole Antonelliana, con testi di Giuseppe Culicchia, Gianfranco Gritella e Maurizio Puato; la seconda è dedicata al Museo, alle sue collezioni e alla città che lo ospita, con i contributi di Annalena Benini, Stefano Boni, Donata Pesenti Campagnoni e Dario Argento, ai quali si aggiunge la postfazione di Martin Scorsese. Collega le due sezioni un inserto fotografico di oltre 60 immagini che vede attori e registi omaggiare la storia del cinema e gli spazi, talvolta nascosti e non aperti al pubblico, della Mole Antonelliana, grazie a un progetto originale concepito e realizzato dal fotografo Riccardo Ghilardi.

Le dichiarazioni

“In questi venticinque anni il Museo è cresciuto e si è evoluto, diventando un punto di riferimento per il panorama culturale italiano e internazionale, oltre che per studiosi, studenti, turisti e appassionati. Venticinque anni sono un traguardo importante. Stiamo lavorando al progetto del nuovo Museo, che prevede il rifacimento di alcune aree, nuovi sistemi di accoglienza e l’ampliamento degli spazi espositivi” ha sottolineato Ghigo.

“La Mole è oggi il frutto di una doppia, magnifica ossessione, il punto di incontro ideale e reale tra l’ambizione di Alessandro Antonelli e la visione di Maria Adriana Prolo, due piemontesi vissuti in secoli diversi, ma animati dalla medesima determinazione nel voler realizzare i propri progetti. Per loro, per noi, il Museo del Cinema alla Mole Antonelliana è una camera delle meraviglie” ha spiegato Chatrian.

La Mole Antonelliana

Lo scrittore e Direttore del Circolo dei Lettori di Torino Giuseppe Culicchia apre questa sezione raccontando la sua prima folgorante apparizione della Mole e la descrive come “una festa per gli occhi, una bottiglia di champagne proiettata verso il cielo sopra Torino, la stella lassù al posto del tappo sparata a quell’altezza in un impeto irrefrenabile d’entusiasmo architettonico, e tutto intorno un silenzio assoluto, come accade al palesarsi di una rivelazione, o meglio di un mistero”. Il genio di Alessandro Antonelli e le traversie affrontate per poter portare a termine un’opera così ambiziosa vengono riletti in chiave cinematografica suggerendo scenari alternativi a quelli reali.

L’architetto Gianfranco Gritella, colui che, tra il 1994 e il 1999, curandone il progetto architettonico, ha reso possibile l’allestimento del Museo del Cinema all’interno della Mole, offre una ricostruzione tecnica, accurata e puntuale delle vicende che hanno determinato la sua trasformazione. Tutte le fasi di costruzione dell’edificio, dall’idea originaria alla Mole così come la vediamo oggi, sono rigorosamente documentate da notizie e immagini di archivio che consentono di apprezzare la Mole in tutta la sua complessità.

Maurizio Puato, storico alpinista e manutentore della Mole, racconta la quotidianità del suo straordinario mestiere ed inverte la prospettiva comune di una Mole Antonelliana contemplata dal basso portandoci in cima e facendoci vedere la città con gli occhi dell’edificio che ne è il simbolo. Con passione e orgoglio rivela il privilegio di poter ammirare, dall’alto e sospeso nel vuoto, quei dettagli architettonici a lui così familiari ma preclusi ai più.

A chiudere la sezione, riportandoci con i piedi per terra, è il contributo del celebre architetto e urbanista Mario Botta. Con le sue riflessioni ci ricorda che alla base di un monumento così magnificente si nasconde un’anima di mattoni, ossia un sostegno semplice e antico fatto di terra plasmata con il fuoco. Ipotizza che probabilmente il segreto dell’intramontabile fascino della Mole sia dovuto a un elemento apparentemente contrastante, ossia che, pur essendo stata concepita come un’opera avveniristica e all’avanguardia, la Mole sia divent

ata sede di un museo, ossia di un luogo connaturato al passato, in cui si custodisce la memoria.

Le stelle e la Mole

Il fotografo Riccardo Ghilardi, ritrattista per la prestigiosa Agenzia internazionale Contour by Getty Images e con alle spalle diverse mostre e reportage di successo, in questo inserto documenta un progetto che è il risultato di quattro anni di lavoro. Il set è per lo più l’interno della Mole, sia negli spazi espositivi, già noti al grande pubblico, sia in luoghi talvolta inaccessibili e aperti per l’occasione, mentre alcune fotografie sono state rocambolescamente realizzate in esterno, sulle sommità della Mole, con gli artisti ritratti e il fotografo appesi e sorretti da apposite imbragature. Questo racconto, pensato come un unico piano sequenza, coinvolge 40 artisti nazionali e internazionali ritraendoli all’interno del Tempio del Cinema a stretto contatto con le collezioni o mentre rievocano film iconici: un modo per far dialogare il cinema del passato con i protagonisti del cinema attuale, un gioco di luce che connette cinema e architettura catturando lo spirito di entrambi, nonché un modo per promuovere e valorizzare lo sterminato patrimonio del Museo Nazionale del Cinema.

Alcune delle immagini contenute in questa sezione saranno protagoniste di una mostra personale di Riccardo Ghilardi, dal 12 novembre 2025 al 1° marzo 2026 nella sede di Gallerie d’Italia – Torino, a cura di Domenico De Gaetano. Un racconto fotografico che, come un lungo piano sequenza, racconta il cinema e la sua storia dalle origini ai giorni nostri, la Mole e le collezioni del Museo del Cinema, coinvolgendo le maggiori personalità del cinema nazionale e internazionale.

Il Museo Nazionale del Cinema e la sua città

Annalena Benini, scrittrice e direttrice del Salone del Libro di Torino, rivela di aver conosciuto la città attraverso il cinema, in particolare con la visione di Profondo Rosso e La donna della domenica, e invita a riflettere su quanto l’esperienza cinematografica, quando viene vissuta con autenticità, sia capace di irrompere con prepotenza nelle nostre vite, non lasciandoci mai del tutto indifferenti.

Stefano Boni, Conservatore del Museo Nazionale del Cinema, offre di seguito una carrellata intensa e curata delle collezioni del Museo. Aldilà dell’efficacia del titolo, Scene da un Patrimonio, strutturato come le parti di un film, stabilisce una connessione tra la storia del Cinema, a partire dalle origini, e la storia delle acquisizioni del Museo rivolgendo lo sguardo oltre la Mole, nei luoghi dedicati alla tutela, alla conservazione e al restauro dei documenti non esposti.

Donata Pesenti Campagnoni, ex Conservatrice e memoria storica del Museo, con un approccio insolito e originale ne ricostruisce la nascita e la sua fervente attività culturale dalla fine degli anni Trenta del Novecento fino al 27 settembre del 1958, ossia all’inaugurazione della prima storica sede di Palazzo Chiablese.

Da una lettura attenta e appassionata delle agendine della fondatrice Maria Adriana Prolo emerge la sua dedizione nella realizzazione di un progetto ambizioso e al tempo stesso traspare la sua indole caparbia e ostinata grazie alla quale una semplice annotazione su una agenda si è trasformata nella realtà che tutti noi conosciamo.

Ad offrire un altro sguardo su Torino, come di una città misteriosa e austera, è poi Dario Argento, il Maestro dell’horror che ne ha fatto il set ideale per la realizzazione dei suoi film. In questo ricordo personale, con affetto e trasporto, racconta le fasi produttive delle pellicole girate in città svelandone aneddoti e retroscena.

Postfazione

La postfazione di questa edizione è  un contributo tratto dal discorso pronunciato dal Maestro e Premio Oscar Martin Scorsese in occasione del ricevimento del Premio Stella della Mole nel 2024. Scorsese ci ricorda che il cinema affonda le sue radici nell’antichità ed esalta gli esponenti del neorealismo definendoli come imprescindibili ispiratori della sua opera:

“Il Museo Nazionale del Cinema è davvero come lo descrivono, un tempio dedicato ai film e alla loro storia”.