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“Allenare alla vita”: il teatro Civico di Oleggio gremito per Alberto Pellai

Un incontro intenso su educazione, autorevolezza e prevenzione, promosso da EducazioneinAzione

“Allenare alla vita”: il teatro Civico di Oleggio gremito per Alberto Pellai
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Un Teatro Civico pieno, mercoledì 4 giugno, ha accolto il medico e psicoterapeuta dell'età evolutiva Alberto Pellai per una serata dedicata al tema dell’educazione, promossa dall’associazione EducazioneinAzione e patrocinato dalla Fism (Federazione italiana scuole materne). Un dialogo denso di riflessioni, rivolto a genitori, insegnanti ed educatori, aperto dai saluti istituzionali del vicesindaco Alessandra Balocco. A dialogare con Pellai è stata la psicologa dell’associazione Laura Baldassini.

“Allenare alla vita”: il teatro Civico di Oleggio gremito per Alberto Pellai

Professionista, autore e padre di quattro figli, Pellai ha affrontato con chiarezza quella che ha definito “la trappola dei genitori del terzo millennio”: «Rispetto alle storie da cui arriviamo siamo sicuramente più dialoganti e affettuosi, ma questo non rende automaticamente noi adulti autorevoli».

L’educazione, secondo Pellai, richiede anche la capacità di interrompere il dialogo quando serve, di porre limiti che per i figli possono apparire “intollerabili”, ma che rappresentano una palestra essenziale di crescita.

Il titolo dell’incontro e del suo libro, Allenare alla vita, richiama proprio questa visione: l’adulto come allenatore, capace sì di accogliere e comprendere i bisogni, ma anche di fortificare, strutturare, contenere. «Nella lista di un buon genitore ci sono un tot di fatiche necessarie per la crescita di un figlio» ha sottolineato.

Tra i temi affrontati anche quello della tolleranza alla frustrazione, sempre più rara nei contesti educativi contemporanei: «Produrre spazi di crescita – ha detto – significa generare anche fatica. I figli devono imparare a tollerare il “no”, la delusione, il limite».

Uno spunto particolarmente attuale è stato il rapporto con i dispositivi digitali, ma il discorso si è ampliato fino a toccare il tema della violenza di genere, l’educazione al rispetto e la prevenzione.

«Quando un maschio è fragile, non connesso con il proprio mondo interiore, non sa tollerare la frustrazione. Davanti a un rifiuto, l’unica reazione che conosce è la rabbia» ha spiegato Pellai, ponendo l’accento sul vuoto identitario che spesso si nasconde dietro certi comportamenti violenti. «Se un ragazzo trova tutta la sua identità in una relazione, e la ragazza gli dice che non vuole più stare con lui, lui diventa niente».

La strada indicata è chiara: «Dobbiamo tornare a fare gli adulti, mettere un senso del limite, presidiare il confine tra ciò che si può e ciò che non si può fare. Se nessuno lo fa, si perde il concetto stesso di normalità e si normalizza ciò che normale non è».

Una serata intensa e partecipata, che ha lasciato ai presenti spunti concreti, emozioni forti e soprattutto la consapevolezza che educare significa anche, e forse soprattutto, avere il coraggio di indicare la via.

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