Si riaccende il mistero dei quadri rubati al Broletto 51 anni fa: "Chi sa qualcosa parli"
I carabinieri durante un recente convegno hanno spiegato che i tempi potrebbero essere maturi per un ritorno sul mercato di quelle opere

«Se qualcuno sa qualcosa, anche se ritiene sia marginale, ci contatti». A sorpresa, il 7 marzo 2025, il maggiore Ferdinando Angeletti (nella foto), comandante del Nucleo Carabinieri Tutela del Patrimonio culturale di Torino al termine della sua relazione dal titolo “Le attività del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale” ha proiettato le immagini dei quadri rubati a fine luglio del 1974 dal museo del Broletto a Novara.
Si riaccende il mistero dei quadri rubati al Broletto 51 anni fa
Si torna a parlare dei quadri rubati al Broletto ben 51 anni fa. Una vicenda che era tornata alla luce qualche anno fa e di cui si era occupato anche il noto programma di Raitre Chi l'ha visto (QUI IL VIDEO).
Tra le otto opere, le due più importanti, quelle segnalate dalle varie banche dati, sono un “Ecce homo” attribuito da alcuni storici dell’arte ad Antonello di Messina (ma sconfessati da altri) e due “Angeli oranti” di Gaudenzio Ferrari.
Il maggiore Angeletti ritiene, infatti, che, tendenzialmente le opere rubate dopo alcuni decenni, tornino improvvisamente sul mercato. A volte, ad esempio, alla morte di un possessore di dipinti rubati, gli eredi li ricevono senza informazioni sulla provenienza. Le opere tornano così, dopo anni di oblio, sul mercato ed è il momento propizio per recuperarle.
Il Maggiore Angeletti ritiene quindi che 51 anni sia un lasso di tempo che potrebbe portare a novità.
L’importante spiegazione è arrivata al termine dell’incontro organizzato dalla Fondazione Castello di Novara nella Sala delle Mura.
Angeletti ha spiegato come il reparto è deputato alla protezione del patrimonio culturale nazionale sin dal 1969, e come sia diventato un punto di riferimento internazionale.
L’appello a rivolgersi, anche confidenzialmente, a tutti i reparti dell’Arma, in merito al furto del Broletto, è stato ripetuto dal Comandante provinciale Colonnello Emilio Palmieri.