Contaminazione acque potabili l'intervento di Acqua No Vco sullo studio di Greenpeace
La società che gestisce e controlla l'acqua che entra nelle case dei novaresi è intervenuta sulla mappa di Greenpeace: "Niente allarmismi".
Dopo la notizia delle analisi di Greenpeace sulle acque potabili l'intervento di Acqua Novara Vco.
Acqua Novara Vco interviene sullo studio di Greenpeace sulle acque potabili
Ha destato molto scalpore sul territorio novarese la pubblicazione dello studio di Greenpeace effettuato nei mesi di settembre e ottobre del '24 sulle acque potabili italiane alla ricerca dei Pfas, sostanze contaminanti e potenzialmente cancerogene. Nello specifico l'associazione ambientalista segnalava come Novara città fosse maglia nera per la presenza di TFA, una molecola particolare di questi composti, presente in quantità molto elevate. Acqua Novara Vco, la società che gestisce le reti degli acquedotti sul territorio, ha ritenuto di fare alcune precisazioni che riportiamo di seguito integralmente:
I PFAS sono presenti in molti prodotti con i quali chiunque può entrare in contatto quotidianamente (diverse bevande, alimenti e contenitori di alimenti, pentolame, cosmetici water-proof, indumenti, dispositivi tecnologici, protesi mediche etc.). Limitare l’esposizione è priorità su cui Acqua Novara VCO ha avviato concrete iniziative nel suo ambito di competenza già da diverso tempo. La disciplina nel settore idrico delle sostanze denominate PFAS entrerà in vigore 12/01/2026. Per questo abbiamo in corso un piano integrato di studio relativo alle sostanze PFAS (per fluoro e poli fluoro alchiliche) dal 2023 che ha coperto nel 2024 già 112 Comuni e che verrà esteso a tutti i 138 comuni serviti nel corso del 2025, in anticipo di oltre un anno sui termini di legge. Il piano prevede il controllo di queste sostanze sia in ambito approvvigionamento idrico (fonti, pozzi etc.), nella distribuzione delle reti, sia negli scarichi delle attività produttive, nelle reti fognarie e negli impianti di depurazione e i scarichi finali. In esito ai controlli vengono poi svolti tavoli di confronto sia con le autorità competenti (ASL ed ARPA in primis) che con le associazioni di categoria. Obiettivo comune sul quale si sta lavorando, è prevenire l’immissione in ambiente di tali sostanze in quanto difficilmente trattabili ed in ogni caso biopersistenti. Questo approccio è considerato innovativo a livello nazionale ed è motivo di interesse da parte dei principali stakeholder e degli enti di ricerca a livello nazionale con cui la società si confronta sistematicamente. Quanto ai dati pubblicati da Greenpeace riteniamo che siano utili a stimolare un fattivo dibattito scientifico ma siano insufficienti a rappresentare lo stato di fatto dal punto di vista tecnico ed ambientale (scarsa rappresentatività e copertura territoriale). Sul punto si evidenzia tra l’altro che in merito ai controlli svolti sul Comune di Verbania da parte della società, non risulta in nessun campionamento la presenza delle sostanze citate dall’associazione ambientalista (PFOA e PFOS). In riferimento poi al tema inerente alla presenza a Novara della sostanza denominata TFA (acido trifluoroacetico) va indicato qualche ulteriore aspetto utile alla pubblica comprensione. Tale sostanza è oggetto di studi, ma allo stato non ha ancora una chiara definizione giuridica che ne regoli i metodi di misura ed anche i limiti di legge applicabili. Arrivare a qualsiasi conclusione, con un solo dato ed in un solo campione, per un parametro del quale non si hanno metodi riconosciuti e del quale non esiste un limite di legge, rischia di procurare allarme in modo ingiustificato. Va infatti segnalato che il TFA non rientra nella normativa europea ed italiana sui PFAS nelle acque, e la nostra società è coinvolta con le migliori realtà tecniche e scientifiche del paese, nella messa a punto di sistemi di misura riconosciuti, e contribuisce al lavoro delle associazioni di categoria per trasferire informazioni e valutazioni utili alla normazione giuridica del tema (l’amministratore delegato di Acqua Novara VCO partecipa ai tavoli istituiti a livello nazionale). Si sottolinea altresì che il TFA generalmente non è sostanza direttamente immessa in ambiente, ma proviene dalla degradazione di altre utilizzate nel mondo agricolo (prodotti fitosanitari), nel mondo industriale (altri PFAS comunemente in uso in svariati cicli produttivi), nel settore veterinario (farmaci anche in uso ad animali d’affezione), liquidi refrigeranti ed in svariati altri ambiti. Anche per questo è considerata una delle sostanze chimiche artificiali più diffusa nelle acque sotterranee. Ribadiamo in conclusione che non ci sono situazioni per le quali, anche in virtù delle normative più stringenti che entreranno in vigore nel 2026, siano necessarie o anche solo opportune restrizioni nell’uso dell’acqua potabile. Continueremo a lavorare per garantire il migliore servizio idrico possibile sulla base di dati scientifici e con assoluta trasparenza, certi che chiunque abbia interesse sul tema, potrà con noi collaborare in modo costruttivo e al servizio dei cittadini.