Urbanistica

Al posto del Maggiore di Novara una "City life senza grattacieli"

Il sindaco Canelli riflette sul futuro dell'area che occupa oggi una superficie centralissima di quasi 90.000 metri quadri, fittamente costruita

Al posto del Maggiore di Novara una "City life senza grattacieli"
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A Novara si pensa al futuro dell'area dell'ospedale.

Al posto del Maggiore di Novara una "City life" (senza grattacieli)

«Ora che finalmente abbiamo la ragionevole certezza che il percorso per la realizzazione della nuova Città della salute sta per partire, è giunto il momento di pensare concretamente a cosa fare dell’area che tra qualche anno sarà liberata dal trasferimento dell’ospedale».

Il sindaco Alessandro Canelli l’ha posto come uno dei principali obiettivi dei prossimi due anni di mandato: «Stiamo parlando di una trasformazione che letteralmente cambierà il volto della città e che deve inserirsi nell’idea della Novara del futuro che questa Amministrazione intende delineare a partire dal nuovo Piano regolatore».

Un'area di quasi 90mila metri quadri

Il “quadrilatero” del “Maggiore” occupa oggi una superficie centralissima di quasi 90.000 metri quadri, fittamente costruita (i padiglioni occupano oltre il 40% del totale) e il 40% della quale (la parte storica che comprende la manica antonelliana, il quadriportico e la ex casa di cura) è sottoposta a vincoli architettonici che ne consentiranno soltanto un restauro conservativo con finalità di uso pubblico e istituzionale. Sulla rimanente parte, che comprende i padiglioni di più recente costruzione, tra i quali il “Lualdi”, sarà invece possibile ragionare su nuove destinazioni d’uso.

«E’ evidente - sottolinea Canelli - che la nuova destinazione di quell’area dovrà contemperare due esigenze: da una parte renderla urbanisticamente appetibile per una futura alienazione, dal cui ricavato la Regione, e quindi l’Aou, potrà ottenere parte delle risorse necessarie per il sostentamento del piano economico finanziario per la realizzazione del nuovo ospedale. L’altro aspetto imprescindibile è che lo sviluppo di quell’area dovrà tenere in considerazione l’interesse pubblico generale della città, rappresentando un ideale collegamento tra l’Allea e il Castello da una parte e l’area delle caserme e dell’ex macello dall’altra. Questo è quello che io intendo per governo del territorio: capire che tipo di progettazione sia coerente con uno sviluppo armonico della città».

"Una sora di city life senza grattacieli"

Nella testa del sindaco le idee non mancano: «Quello che mi immagino è una sorta di “city life”, ovviamente senza i grattacieli: un mix di funzioni che comprenda il residenziale, di cui c’è tanto bisogno, ma anche il verde pubblico, i servizi, magari nuovi spazi per la formazione...». Poi c’è tutta la parte storica e vincolata, «per la quale si possono immaginare destinazioni pubbliche anche a valenza culturale o scolastica. Penso ad esempio ad un ampliamento dell’Università».

Ovviamente, precisa Canelli, «quello da intraprendere dovrà essere un percorso ampiamente partecipato, ragionando innanzitutto con la Regione, la nuova direzione dell’Aou e il rettore dell’Upo».

L'assessore: "Dobbia arrivare preparati a quel momento"

Il lavoro da fare, dice anche l’assessore all’Urbanistica Marzia Vicenzi, «è tanto, ma l’obiettivo è chiaro: quando la nuova Città della salute sarà realtà e l’ospedale sarà spostato, non dobbiamo farci trovare impreparati. E’ questo il momento di porre le basi per lo sviluppo futuro dell’area e come Amministrazione dobbiamo pensare a cosa vogliamo farci: un mix di funzioni che sia attrattivo per i futuri investitori ma anche compatibile con gli indirizzi del nuovo Piano regolatore che “disegnerà” una città più green e sostenibile».

Nel frattempo, ricorda Marzia Vicenzi, «molti passi sono già stati fatti. La fondazione “Riusiamo l’Italia” ha realizzato uno studio proprio sulle prospettive di riutilizzo dell’area del “Maggiore”, coinvolgendo in un percorso partecipato professionisti, associazioni, enti del territorio. C’è stato anche uno studio del Dipartimento Urbanistico del Politecnico di Milano che ha proposto alcune suggestioni di quell’area utilizzando un indice di urbanizzazione pari alla metà dell’attuale. Sono state ipotizzate funzioni pubbliche per la parte antica, mentre per gli altri immobili si è pensato a un insieme di destinazioni: residenziale, verde, uffici, commercio di vicinato...».

Ora, prosegue l’assessore, «è il momento di riprendere in mano tutto e valutare cosa può essere davvero utile in quella parte della città. Bisognerà aprire un tavolo di interlocuzione con la Regione, anche per capire cosa prevedere nel nuovo Piano regolatore. Insomma, dovrà essere un “work in progress” partecipato con tutti gli stakeholders, in particolare Aou e Università del Piemonte Orientale. L’importante, lo ribadisco, è farci trovare con le idee chiare quando sarà il momento di spostare l’ospedale».

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