Giovani novaresi lasciano tutto per lavorare in giro per il mondo: "Il nostro sogno è l'Uganda"
Valery Manganoni e Christian Barone “sedotti” dal workaway: fino a settembre sono in Norvegia, occupati nel settore agricolo
Si chiama “Mamma ho preso l’aereo” ed è il progetto che ha conquistato Valery Manganoni, 25 anni di Vespolate, e Christian Barone, 29 di Novara.
Lo racconta il Corriere di Novara
Il progetto
Si tratta di un’iniziativa che porta i giovani a viaggiare e, nel contempo, raccontare attraverso tutti i canali social, le proprie esperienze. Ma non è solo un girovagare, è un modo per rimboccarsi le maniche, lavorare sodo, mettersi a disposizione degli altri e magari ritagliarsi anche un angolo di notorietà, come ha fatto Valery, con la bella mostra fotografica dedicata all’Uganda allestita a Nibbiola.
La loro amicizia
I due ragazzi si conoscono sul posto di lavoro a Trecate, nasce una bella amicizia - «ma nessuna relazione», tengono a puntualizzare - e scoprono di avere la grande passione per i viaggi.
A fine dello scorso anno decidono di licenziarsi e di investire tutto nel loro progetto. E dal 7 giugno sono in Norvegia a lavorare nel settore agricolo e vi resteranno fino a settembre.
Tre mesi intensi di lavoro per mettere da parte i soldi per staccare due biglietti aerei per l’Uganda. Il progetto (di workaway) prevede che alcune famiglie del luogo mettano a disposizione vitto e alloggio in cambio di manovalanza e Valery e Christian non si sono mai tirati indietro, non hanno mai detto di no né alla zappa né al pennello, hanno lavorato nelle scuole e in alcuni momenti si sono trasformati anche in insegnanti madrelingua di italiano con piccoli rudimenti di parole più mirate al gioco che all’effettiva conoscenza della lingua.
«Sul posto realizziamo dei veri reportage - racconta Valery - usando le varie conoscenze che la tecnologia ci consente di utilizzare. L’esperienza ci ha anche permesso di migliorare molto con l’inglese e conoscere realtà e persone meravigliose». «Raccontiamo il bello e il brutto - fa eco Christian - ma soprattutto cerchiamo di eliminare quei pregiudizi che ancora si accostano alla popolazione africana. Sono persone estremamente accoglienti, molto gentili. Hanno anche una notevole gratitudine nei confronti del bianco».
Mal d’Africa
A entrambi l’Africa è rimasta nel cuore, il sorriso delle persone, l’accoglienza della gente, i colori e i profumi della natura che sono unici. E non appena i due ragazzi sono lontani dal Continente nero girano la clessidra per vedere quanto tempo mancherà al prossimo viaggio. Nel frattempo studiano e lavorano all’estero, conoscono altre persone e diventano i testimoni di una speranza per i giovani.
«Una vita così si può fare - ammettono coralmente - poi alla nostra età è possibilissimo cambiare radicalmente e fare delle scelte». Loro infatti sognano di poter allargare gli orizzonti e i progetti e potersi trasferire definitivamente in Uganda dove sono già stati protagonisti di diversi progetti, fra cui i lavori nella scuola Ripples o hope tramite il progetto RohiUganda.org. «E’ un’esperienza che consigliamo a tutti i giovani perché non c’è come viaggiare per conoscere e allargare i propri orizzonti», ammettono regalando un ampio sorriso. Ovviamente occorre sottoporsi alla profilassi medica e adattarsi anche al cibo che non prevede grandi varietà di menù. Ma quello che c’è è salutare, spesso a base di patate, riso, pochissima carne, burro di arachidi e il tradizionale piatto unico fatto di polenta bianca e fagioli: «Siamo riusciti anche a ingrassare», scandiscono.
Il grande sogno
Il sogno di entrambi è fare i bagagli e trasferirsi in terra ugandese allargando lo spettro di lavoro e coinvolgere a loro volta altre persone che vogliano rimboccarsi le maniche. Un sogno supportato dal documentare ogni aspetto della vita, da quella familiare a quella lavorativa, dal mostrare le tradizioni fino allo stile di vita in tutte le declinazioni. Documentare, raccontare e far conoscere un angolo di mondo che può trasformarsi in una nuova scelta di vita.