In tre anni raccolti 12mila euro di aiuti

In tre anni raccolti 12mila euro di aiuti
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BELLINZAGO - Per il Pat (Progetto Aiuto Temporaneo) di Bellinzago è arrivato il momento di tirare le somme di quanto fatto in questi tre anni. L’importante percorso è nato ormai quasi quattro anni fa dall’iniziativa di un gruppo di persone - amici che già erano soliti riunirsi come gruppo delle sacre rappresentazioni - profondamente colpiti dalla situazione di crisi e difficoltà in cui tante famiglie si sono ritrovare per la crisi economica, la perdita del posto di lavoro o per altri motivi.

È l’anima del gruppo, Patrizia Coretta, a raccontare come è nata l’idea: «Sentivo che c’era il bisogno, nel nostro piccolo, di fare qualcosa per le persone in difficoltà e ho subito trovato un gruppo di persone straordinarie che hanno accolto la proposta. Ci siamo messi all’opera». In questi tre anni il gruppo ha organizzato una serie di cene a scopo benefico il cui ricavato veniva poi distribuito a famiglie di Bellinzago che - per le più varie motivazioni - si trovavano in difficoltà. «Ci sono tante associazioni e tanti enti che si occupano di questo, ma a noi sembrava che mancasse un qualcosa per intervenire in modo immediato». Non si è trattato di aiuti prolungati nel tempo, massimo per sei mesi, rivolti a famiglie attentamente selezionate: selezione della reale necessità ma allo stesso tempo far capire lo spirito del gruppo alle persone che ricevevano l’aiuto: «la maggior parte lo ha capito: il bello è stato che diverse persone aiutate hanno poi dato del loro tempo per aiutare il progetto stesso», ha spiega Patrizia.

La trentina di volontari iniziali negli anni ha poi superato le quaranta unità. Con il passare del tempo e l’accumularsi dell’esperienza si sono eliminati errori e imperfezioni. «Abbiamo avuto la fortuna di trovare persone giuste al momento giusto e al posto giusto. Ogni persona è una risorsa, ma non si pretendeva più di quello che uno poteva fare perché l’esperienza per servire doveva essere piacevole. Ognuno di noi ha impiegato il proprio tempo per gli altri e ciò è stato bello e gratificante». Nel tempo è stato possibile organizzare cene economiche, compleanni, cenoni dell’ultimo dell’anno.

In totale nei tre cicli annuali del progetto (cicli di circa sei-sette mesi l’uno) sono stati raccolti ben 11.800 euro distribuiti a numerose famiglie in difficoltà: al momento sono ancora da distribuire tre quote non appena saranno individuati i destinatari. Un compito molto gravoso, quello di ricevere le segnalazioni e contattare direttamente le famiglie che si è disposti ad aiutare. «È un compito non facile, perché si deve entrare in contatto con la sfera più riservata e intima delle famiglie. Questo perché la valutazione andava fatta nel miglior modo possibile, per dare la giusta serietà al nostro progetto», ha spiegato Antonio. «Il suo ruolo è stato forse il più difficile, perché era necessario creare un rapporto reciproco di fiducia», ha aggiunto Patrizia.

«Mi piace cucinare, non è mai stato il mio lavoro ma lo faccio per passione da tanti anni: questo progetto mi ha dato grande soddisfazione e l’ho fatto volentieri», racconta Renato alla guida del gruppo dei cuochi. Entusiaste anche le signore del gruppo torte, guidate da Anna, che di volta in volta si organizzavano in base al numero di partecipanti alle cene e iniziavano a sfornare dolci su dolci.

La serietà stava anche nelle piccole cose: «Proprio per evitare al massimo gli sprechi - spiega ancora Patrizia - fin da subito si è presa la decisione di non utilizzare piatti, bicchieri o posate di plastica e questo non sarebbe stato possibile senza la disponibilità delle persone che avevano il compito di lavare i piatti. È capitato in alcune occasioni di dover lavare centinaia di piatti in una serata senza fermarsi: ma nessuno ha mai voluto smettere prima, nessuno andava via prima che tutto fosse sistemato: la voglia di fare e aiutare è tanta». Anche alcuni ragazzi hanno dato una mano: « E’ stato bello vederli coinvolti sempre più, responsabilizzarli è stato molto stimolante per la loro crescita».

Per quanto tutti i partecipanti abbiano più volte sottolineato di aver molto apprezzato l’esperienza, dando la disponibilità a ripeterla in futuro, il progetto Pat per il momento chiude: «La durata era stata preventivata fin dall’inizio, anche le cose belle devono avere una loro conclusione, e l’impegno messo è stato davvero tanto da parte di tutti». «Non è escluso un nuovo progetto in futuro, ora dobbiamo riposarci un po’ tutti. Il vero augurio e la vera speranza è che questa nostra iniziativa sia da esempio per altre iniziative di questo genere», conclude Patrizia.

Matteo Bagnati

BELLINZAGO - Per il Pat (Progetto Aiuto Temporaneo) di Bellinzago è arrivato il momento di tirare le somme di quanto fatto in questi tre anni. L’importante percorso è nato ormai quasi quattro anni fa dall’iniziativa di un gruppo di persone - amici che già erano soliti riunirsi come gruppo delle sacre rappresentazioni - profondamente colpiti dalla situazione di crisi e difficoltà in cui tante famiglie si sono ritrovare per la crisi economica, la perdita del posto di lavoro o per altri motivi.

È l’anima del gruppo, Patrizia Coretta, a raccontare come è nata l’idea: «Sentivo che c’era il bisogno, nel nostro piccolo, di fare qualcosa per le persone in difficoltà e ho subito trovato un gruppo di persone straordinarie che hanno accolto la proposta. Ci siamo messi all’opera». In questi tre anni il gruppo ha organizzato una serie di cene a scopo benefico il cui ricavato veniva poi distribuito a famiglie di Bellinzago che - per le più varie motivazioni - si trovavano in difficoltà. «Ci sono tante associazioni e tanti enti che si occupano di questo, ma a noi sembrava che mancasse un qualcosa per intervenire in modo immediato». Non si è trattato di aiuti prolungati nel tempo, massimo per sei mesi, rivolti a famiglie attentamente selezionate: selezione della reale necessità ma allo stesso tempo far capire lo spirito del gruppo alle persone che ricevevano l’aiuto: «la maggior parte lo ha capito: il bello è stato che diverse persone aiutate hanno poi dato del loro tempo per aiutare il progetto stesso», ha spiega Patrizia.

La trentina di volontari iniziali negli anni ha poi superato le quaranta unità. Con il passare del tempo e l’accumularsi dell’esperienza si sono eliminati errori e imperfezioni. «Abbiamo avuto la fortuna di trovare persone giuste al momento giusto e al posto giusto. Ogni persona è una risorsa, ma non si pretendeva più di quello che uno poteva fare perché l’esperienza per servire doveva essere piacevole. Ognuno di noi ha impiegato il proprio tempo per gli altri e ciò è stato bello e gratificante». Nel tempo è stato possibile organizzare cene economiche, compleanni, cenoni dell’ultimo dell’anno.

In totale nei tre cicli annuali del progetto (cicli di circa sei-sette mesi l’uno) sono stati raccolti ben 11.800 euro distribuiti a numerose famiglie in difficoltà: al momento sono ancora da distribuire tre quote non appena saranno individuati i destinatari. Un compito molto gravoso, quello di ricevere le segnalazioni e contattare direttamente le famiglie che si è disposti ad aiutare. «È un compito non facile, perché si deve entrare in contatto con la sfera più riservata e intima delle famiglie. Questo perché la valutazione andava fatta nel miglior modo possibile, per dare la giusta serietà al nostro progetto», ha spiegato Antonio. «Il suo ruolo è stato forse il più difficile, perché era necessario creare un rapporto reciproco di fiducia», ha aggiunto Patrizia.

«Mi piace cucinare, non è mai stato il mio lavoro ma lo faccio per passione da tanti anni: questo progetto mi ha dato grande soddisfazione e l’ho fatto volentieri», racconta Renato alla guida del gruppo dei cuochi. Entusiaste anche le signore del gruppo torte, guidate da Anna, che di volta in volta si organizzavano in base al numero di partecipanti alle cene e iniziavano a sfornare dolci su dolci.

La serietà stava anche nelle piccole cose: «Proprio per evitare al massimo gli sprechi - spiega ancora Patrizia - fin da subito si è presa la decisione di non utilizzare piatti, bicchieri o posate di plastica e questo non sarebbe stato possibile senza la disponibilità delle persone che avevano il compito di lavare i piatti. È capitato in alcune occasioni di dover lavare centinaia di piatti in una serata senza fermarsi: ma nessuno ha mai voluto smettere prima, nessuno andava via prima che tutto fosse sistemato: la voglia di fare e aiutare è tanta». Anche alcuni ragazzi hanno dato una mano: « E’ stato bello vederli coinvolti sempre più, responsabilizzarli è stato molto stimolante per la loro crescita».

Per quanto tutti i partecipanti abbiano più volte sottolineato di aver molto apprezzato l’esperienza, dando la disponibilità a ripeterla in futuro, il progetto Pat per il momento chiude: «La durata era stata preventivata fin dall’inizio, anche le cose belle devono avere una loro conclusione, e l’impegno messo è stato davvero tanto da parte di tutti». «Non è escluso un nuovo progetto in futuro, ora dobbiamo riposarci un po’ tutti. Il vero augurio e la vera speranza è che questa nostra iniziativa sia da esempio per altre iniziative di questo genere», conclude Patrizia.

Matteo Bagnati

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