Don Zeno sempre più al servizio dei migranti

Meno incarichi a livello prettamente diocesano, di Curia, a fronte di un «continuo impegno a livello di accoglienza dei migranti, come indicato dal Papa». Don Zeno Prevosti non ama apparire, non cerca “pubblicità”, non vuole parlare e nemmeno essere citato ma, suo malgrado, è comunque un personaggio pubblico, non solo per le cariche che ricopre (o ricopriva) a livello appunto di ministero bensì anche per il fatto che, direttamente o indirettamente, con ruoli diversi, è impegnato con società appaltanti dalla Prefettura per la gestione dei richiedenti asilo, in continua crescita.
Da qualche tempo circolava la voce, appunto una semplice voce, che la Curia gli avesse revocato alcune cariche, poi mercoledì 13 è arrivata una nota ufficiale dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali che da un lato confermava alcune indiscrezioni, dall’altro le precisava, inquadrandole, va sottolineato, non in provvedimenti ad personam bensì nell’ambito di una “intera Curia rinnovata nelle persone e nell’organizzazione”. Tante e diverse nomine, decise dal vescovo Brambilla, che “rientrano nel quadro del percorso di concretizzazione delle scelte volute dal XXI Sinodo diocesano”. Cambio ai vertici di diversi uffici e allo stesso tempo “completa riorganizzazione della struttura”. Via via i nomi dei nuovi direttori degli Uffici, fra sacerdoti e laici, e poi in fondo anche l’annuncio di “avvicendamenti per altri incarichi diocesani”. E qui, tra le righe, la conferma che don Zeno (peraltro non citato) dal 29 giugno non è più al vertice del Consiglio della Stampa Diocesana Novarese srl, ora guidata da Marco Carmine; non guida più, dal 1° giugno, il Consiglio della Casa di riposo Divina Provvidenza (nominato Alessandro De Agostini come nuovo direttore); e nemmeno, sempre dal 1° giugno, il Centro Sociale Diocesano (anche in questo caso passato a De Agostini). Don Zeno rimane parroco di Nibbia, ma di certo ora ha molto più tempo da dedicare appunto all’accoglienza dei migranti, oltre naturalmente alle altre sue attività imprenditoriali.
Proprio in questi giorni risulta stiano ad esempio arrivando “asilanti” nel residence all’angolo fra corso Vercelli e via Ravenna - al centro della “silenziosa protesta al parco” da parte di alcuni residenti del 24 giugno scorso - in corso di acquisizione da parte della “Immobiliare Lisanza”, srl già appaltante dalla Prefettura con varie strutture per l’accoglienza migranti che vede appunto fra le sue fila don Zeno. In quella occasione (della “protesta al parco”) l’amministratore della srl, Piero Ramella, aveva solo confermato l’interesse per l’immobile «a livello di struttura ricettivo-alberghiera, a lungo termine», che «esula dal pregresso per quanto riguarda l’accoglienza, quando abbiamo dato una mano a fronteggiare le emergenze (ad esempio all’hotel Arena di baluardo Massimo d’Azeglio o allo stesso Centro sociale Le Grandi Volte di via Tornielli, ndr), e dall’attuale situazione migranti». Acqua sul fuoco, ma oggi, come detto, in Comune risulta che in quel residence si stiano già sistemando alcuni presunti profughi. Nel Novarese si viaggia ormai a quota mille “richiedenti asilo” (ricordando che in media il 70% si vede respinta la richiesta), di certo ne arriveranno altri e ovviamente crescono le difficoltà a reperire nuovi posti. Ma nuovo vigore potrà ora dunque arrivare (anche) da don Zeno, che come detto si limita a dire di seguire le indicazioni papali. Chiaro che l’input vaticano si presta a diverse interpretazioni: la stessa Caritas diocesana è impegnata in altre forme di accoglienza, pur se di 2° grado, ovvero rivolta a soggetti che già si sono visti riconosciuto lo status di rifugiati. E comunque senza appalti. Par di capire che il vescovo, pur nell’ambito del profondo “rinnovamento nelle persone e nell’organizzazione” etc etc, abbia comunque voluto lanciare un segnale preciso di separazione fra ruoli e impegni ministeriali da quelli più prettamente “social-commerciali”. Par di capire.
Paolo Viviani
leggi l’articolo integrale sul Corriere di Novara in edicola
Meno incarichi a livello prettamente diocesano, di Curia, a fronte di un «continuo impegno a livello di accoglienza dei migranti, come indicato dal Papa». Don Zeno Prevosti non ama apparire, non cerca “pubblicità”, non vuole parlare e nemmeno essere citato ma, suo malgrado, è comunque un personaggio pubblico, non solo per le cariche che ricopre (o ricopriva) a livello appunto di ministero bensì anche per il fatto che, direttamente o indirettamente, con ruoli diversi, è impegnato con società appaltanti dalla Prefettura per la gestione dei richiedenti asilo, in continua crescita.
Da qualche tempo circolava la voce, appunto una semplice voce, che la Curia gli avesse revocato alcune cariche, poi mercoledì 13 è arrivata una nota ufficiale dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali che da un lato confermava alcune indiscrezioni, dall’altro le precisava, inquadrandole, va sottolineato, non in provvedimenti ad personam bensì nell’ambito di una “intera Curia rinnovata nelle persone e nell’organizzazione”. Tante e diverse nomine, decise dal vescovo Brambilla, che “rientrano nel quadro del percorso di concretizzazione delle scelte volute dal XXI Sinodo diocesano”. Cambio ai vertici di diversi uffici e allo stesso tempo “completa riorganizzazione della struttura”. Via via i nomi dei nuovi direttori degli Uffici, fra sacerdoti e laici, e poi in fondo anche l’annuncio di “avvicendamenti per altri incarichi diocesani”. E qui, tra le righe, la conferma che don Zeno (peraltro non citato) dal 29 giugno non è più al vertice del Consiglio della Stampa Diocesana Novarese srl, ora guidata da Marco Carmine; non guida più, dal 1° giugno, il Consiglio della Casa di riposo Divina Provvidenza (nominato Alessandro De Agostini come nuovo direttore); e nemmeno, sempre dal 1° giugno, il Centro Sociale Diocesano (anche in questo caso passato a De Agostini). Don Zeno rimane parroco di Nibbia, ma di certo ora ha molto più tempo da dedicare appunto all’accoglienza dei migranti, oltre naturalmente alle altre sue attività imprenditoriali.
Proprio in questi giorni risulta stiano ad esempio arrivando “asilanti” nel residence all’angolo fra corso Vercelli e via Ravenna - al centro della “silenziosa protesta al parco” da parte di alcuni residenti del 24 giugno scorso - in corso di acquisizione da parte della “Immobiliare Lisanza”, srl già appaltante dalla Prefettura con varie strutture per l’accoglienza migranti che vede appunto fra le sue fila don Zeno. In quella occasione (della “protesta al parco”) l’amministratore della srl, Piero Ramella, aveva solo confermato l’interesse per l’immobile «a livello di struttura ricettivo-alberghiera, a lungo termine», che «esula dal pregresso per quanto riguarda l’accoglienza, quando abbiamo dato una mano a fronteggiare le emergenze (ad esempio all’hotel Arena di baluardo Massimo d’Azeglio o allo stesso Centro sociale Le Grandi Volte di via Tornielli, ndr), e dall’attuale situazione migranti». Acqua sul fuoco, ma oggi, come detto, in Comune risulta che in quel residence si stiano già sistemando alcuni presunti profughi. Nel Novarese si viaggia ormai a quota mille “richiedenti asilo” (ricordando che in media il 70% si vede respinta la richiesta), di certo ne arriveranno altri e ovviamente crescono le difficoltà a reperire nuovi posti. Ma nuovo vigore potrà ora dunque arrivare (anche) da don Zeno, che come detto si limita a dire di seguire le indicazioni papali. Chiaro che l’input vaticano si presta a diverse interpretazioni: la stessa Caritas diocesana è impegnata in altre forme di accoglienza, pur se di 2° grado, ovvero rivolta a soggetti che già si sono visti riconosciuto lo status di rifugiati. E comunque senza appalti. Par di capire che il vescovo, pur nell’ambito del profondo “rinnovamento nelle persone e nell’organizzazione” etc etc, abbia comunque voluto lanciare un segnale preciso di separazione fra ruoli e impegni ministeriali da quelli più prettamente “social-commerciali”. Par di capire.
Paolo Viviani
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