Di Maio: «Governerò e nei primi 100 giorni abolirò 400 leggi»

Di Maio: «Governerò e nei primi 100 giorni abolirò 400 leggi»
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MERATE (LC) - Dopo i consiglieri regionali lombardi del M5Stelle il nostro gruppo editoriale sabato 30 dicembre ha ospitato Luigi di Maio, vicepresidente uscente della Camera dei deputati nonché candidato premier del movimento fondato da Beppe Grillo. Impegnato nel «Rally per l’Italia - A tutta velocità verso il governo» attraverso il quale viaggia per il Paese alla «scoperta» di imprese, associazioni di volontariato e altre importanti realtà il leader pentastellato ha accolto con favore l’invito per un’intervista, rispondendo alle domande dei due direttori editoriali del gruppo Netweek Angelo Baiguini e Giancarlo Ferrario. Tanti i temi toccati: dalle questioni europee a quella finanziarie, sino ovviamente alle ormai prossime elezioni che il Movimento 5 Stelle affronterà senza allearsi con alcuno, con la convinzione di giocarsela comunque fino in fondo, forte dei sondaggi che lo indicano come primo partito a livello nazionale. Ecco il suo pensiero nell’ultima intervista rilasciata nel 2017.
Berlusconi? «Una fotocopiatrice impazzita». Renzi? «E’ ancora lui il candidato del Pd?». Salvini? «Ha salvato Gentiloni, non è credibile». Non ha peli sulla lingua il candidato premier dei 5Stelle che punta ad andare al governo e abolire 400 leggi nei primi 100 giorni. Arriva a Merate sorridente accompagnato da alcuni sostenitori. Forse un po’ teso all’inizio poi più sciolto, risponde a tutte le domande che gli vengono poste.

Recentemente ha sostenuto che, in caso di consultazione sulla moneta unica, lei voterebbe per l’uscita dell’Italia dall’euro. Perché?
«Vogliamo restare in Europa ma vogliamo anche contare qualcosa. In questi anni non c’è stata reale incisività. Quando si scrivono direttive europee e i modelli di impresa sono francesi e tedeschi tagliamo fuori le nostre aziende che sono di dimensioni molto più piccole. Rispetto al 2013 i rapporti di forza in Europa sono cambiati; noi possiamo contare molto di più. Il referendum sull’euro è un’estrema ratio ormai, un’ipotesi molto lontana. Nostro obiettivo è fare sistema, cambiare le regole e così rilanciare le imprese».

Nelle ultime settimane il caos banche l’ha fatta da padrone. Il M5S ha chiesto ad alta voce le dimissioni del ministro Maria Elena Boschi. Il problema è solo questo?
«No, Maria Elena Boschi è solo la punta di un iceberg. Nessuno, né Gentiloni, né il centrodestra ha chiesto le dimissioni del sottosegretario Boschi. Perché non c’è solo lei dietro lo scandalo ma un sistema politico che ha utilizzato le banche come partito, per fare favori agli amici degli amici, influenzando così le scelte politiche. Perché questo non accada più dobbiamo individuare regole chiare. Innanzitutto la vigilanza non deve essere solo di Bankitalia, poi bisogna risarcire i risparmiatori truffati e sapere se, nella scelta di un istituto di credito, questo specula in Borsa, per evitare casi come quelli che abbiamo vissuto».

Sul fronte delle pensioni recentemente ha sostenuto che per risolvere il problema bisogna tagliare quelle d’oro. Cosa intende per pensioni d’oro? Sempre sul tema pensioni ha sostenuto che sono troppo alti i limiti decisi dalla Riforma Fornero...
«Per noi le pensioni d’oro sono quelle da 5.000 euro in su, ma se qualcuno ha versato contributi per averla anche più alta la merita. Chi non ha versato abbastanza rientri in quello che ha versato. Il tema pensioni riguarda soprattutto le nuove generazioni. Un milione di persone non è andato in pensione per la Legge Fornero e un milione di giovani è così rimasto escluso dal mondo del lavoro. Una scelta per ridurre il debito pubblico che però non ha funzionato. La Legge Fornero va superata, cominciando dai lavori usuranti e attingendo dagli sprechi dei bilanci dello Stato. Anche per la riduzione delle tasse alle imprese c’è bisogno di una manovra shock. Dobbiamo abbassare il costo del lavoro, come è stato fatto in Spagna, altrimenti non siamo competitivi».

Leggi tutta l'intervist sul giornale in edicola MERATE (LC) - Dopo i consiglieri regionali lombardi del M5Stelle il nostro gruppo editoriale sabato 30 dicembre ha ospitato Luigi di Maio, vicepresidente uscente della Camera dei deputati nonché candidato premier del movimento fondato da Beppe Grillo. Impegnato nel «Rally per l’Italia - A tutta velocità verso il governo» attraverso il quale viaggia per il Paese alla «scoperta» di imprese, associazioni di volontariato e altre importanti realtà il leader pentastellato ha accolto con favore l’invito per un’intervista, rispondendo alle domande dei due direttori editoriali del gruppo Netweek Angelo Baiguini e Giancarlo Ferrario. Tanti i temi toccati: dalle questioni europee a quella finanziarie, sino ovviamente alle ormai prossime elezioni che il Movimento 5 Stelle affronterà senza allearsi con alcuno, con la convinzione di giocarsela comunque fino in fondo, forte dei sondaggi che lo indicano come primo partito a livello nazionale. Ecco il suo pensiero nell’ultima intervista rilasciata nel 2017.
Berlusconi? «Una fotocopiatrice impazzita». Renzi? «E’ ancora lui il candidato del Pd?». Salvini? «Ha salvato Gentiloni, non è credibile». Non ha peli sulla lingua il candidato premier dei 5Stelle che punta ad andare al governo e abolire 400 leggi nei primi 100 giorni. Arriva a Merate sorridente accompagnato da alcuni sostenitori. Forse un po’ teso all’inizio poi più sciolto, risponde a tutte le domande che gli vengono poste.

Recentemente ha sostenuto che, in caso di consultazione sulla moneta unica, lei voterebbe per l’uscita dell’Italia dall’euro. Perché?
«Vogliamo restare in Europa ma vogliamo anche contare qualcosa. In questi anni non c’è stata reale incisività. Quando si scrivono direttive europee e i modelli di impresa sono francesi e tedeschi tagliamo fuori le nostre aziende che sono di dimensioni molto più piccole. Rispetto al 2013 i rapporti di forza in Europa sono cambiati; noi possiamo contare molto di più. Il referendum sull’euro è un’estrema ratio ormai, un’ipotesi molto lontana. Nostro obiettivo è fare sistema, cambiare le regole e così rilanciare le imprese».

Nelle ultime settimane il caos banche l’ha fatta da padrone. Il M5S ha chiesto ad alta voce le dimissioni del ministro Maria Elena Boschi. Il problema è solo questo?
«No, Maria Elena Boschi è solo la punta di un iceberg. Nessuno, né Gentiloni, né il centrodestra ha chiesto le dimissioni del sottosegretario Boschi. Perché non c’è solo lei dietro lo scandalo ma un sistema politico che ha utilizzato le banche come partito, per fare favori agli amici degli amici, influenzando così le scelte politiche. Perché questo non accada più dobbiamo individuare regole chiare. Innanzitutto la vigilanza non deve essere solo di Bankitalia, poi bisogna risarcire i risparmiatori truffati e sapere se, nella scelta di un istituto di credito, questo specula in Borsa, per evitare casi come quelli che abbiamo vissuto».

Sul fronte delle pensioni recentemente ha sostenuto che per risolvere il problema bisogna tagliare quelle d’oro. Cosa intende per pensioni d’oro? Sempre sul tema pensioni ha sostenuto che sono troppo alti i limiti decisi dalla Riforma Fornero...
«Per noi le pensioni d’oro sono quelle da 5.000 euro in su, ma se qualcuno ha versato contributi per averla anche più alta la merita. Chi non ha versato abbastanza rientri in quello che ha versato. Il tema pensioni riguarda soprattutto le nuove generazioni. Un milione di persone non è andato in pensione per la Legge Fornero e un milione di giovani è così rimasto escluso dal mondo del lavoro. Una scelta per ridurre il debito pubblico che però non ha funzionato. La Legge Fornero va superata, cominciando dai lavori usuranti e attingendo dagli sprechi dei bilanci dello Stato. Anche per la riduzione delle tasse alle imprese c’è bisogno di una manovra shock. Dobbiamo abbassare il costo del lavoro, come è stato fatto in Spagna, altrimenti non siamo competitivi».

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