Bob Dylan, quel moderno trovatore

Bob Dylan, quel moderno trovatore
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Anche un libro di Interlinea, scritto da un novarese esperto e amante della musica, diventa un omaggio a Bob Dylan, fresco Premio Nobel per la Letteratura 2016. Giovanni Cerutti, direttore dell'Istituto Storico della Resistenza "Piero Fornara", ha curato il libro "Play a song for me". Torna in libreria, per essere di forte attualità, il testo dedicato a chi ha "creato - questa la motivazione con cui si è espressa l'Accademia di Stoccolma - una nuova poetica espressiva all’interno della grande tradizione canora americana": il volume di Interlinea (104 pagine, 12 euro), con testimonianze di Fabrizio De André, Bruce Springsteen, Richard Gere e Francesco Guccini, «è uscito nel 2011 - spiega Cerutti, che alla commistione parole-musica ha dedicato altre pubblicazioni -, in occasione dei 70 anni del cantautore. L'idea era quella di raccogliere testimonianze celebri di persone che lo avessero conosciuto o si fossero ispirate a lui, sul modello delle laudatio. Abbiamo scelto il materiale organizzando il volume in due parti: nella prima i ricordi di Fernanda Pivano, Joan Baez e Bruce Springsteen di cui abbiamo pubblicato un pezzo ripreso a suo tempo dall'inserto culturale del Sole 24 Ore, la prima traduzione del discorso fatto nel 1988 quando Bob Dylan fu ammesso al Rock and Roll Hall of Fame and Museum presentato appunto da un altro artista (nella traduzione dello stesso Cerutti, ndr). In questa parte c'è anche una testimonianza di Richard Gere quando andava al liceo e ascoltava le canzoni di Dylan. Nella seconda la voce dei nostri cantautori, come Fabrizio De Andrè e Francesco Guccini, quelle di Stefano Benni e di Patrizia Valduga che ha tradotto una canzone di Dylan, "Love Minus Zero/no Limit”». I testi inseriti provengono da riviste o altre pubblicazioni. «Nell’introduzione – ancora il curatore – mi sono soffermato sull’importanza della canzone di Dylan, in quel momento storico, quale riflessione sulla condizione umana». Comunicata la decisione, è divampata la polemica. Perché il Nobel non a uno scrittore “puro”? Gianni Cerutti è schierato con l’Accademia: «Un grande riconoscimento per due motivi: Dylan è il più grande scrittore di canzoni che sia riuscito a creare un mondo poetico. E la canzone è a tutti gli effetti uno dei modi in cui si esprime la letteratura, non solo ai nostri giorni. Pensiamo per esempio alla poesia antica e alla sua riattualizzazione. La canzone e la poesia di Dylan si collocano in un momento decisivo della storia del Novecento cantato così bene al punto che è diventato un modo di guardare ai problemi dell’uomo contemporaneo. Per primo lui ha preso coscienza della possibilità di usare la canzone come strumento letterario. Si è dedicato alla prosa, al romanzo, alla poesia e solo dopo alla canzone come se fosse qualcosa di inferiore a cui preferire i classici strumenti letterari. Poi ha dato dignità letteraria alla canzone, al fianco di altre forme che hanno alle spalle una tradizione ben più vasta. Ripercorrendo la tradizione di Omero, Saffo e dei trovatori. Pezzi, i suoi, che vanno sì ascoltati ma quel modo di cantare le cose è letteratura a tutto tondo». Sugli scaffali, sempre con Interlinea, anche "Parole nel vento. I migliori saggi critici su Bob Dylan" (a cura di Alessandro Carrera, suo traduttore), un volume che rilegge, attraverso saggi inediti, una carriera straordinaria.

Eleonora Groppetti

 

Anche un libro di Interlinea, scritto da un novarese esperto e amante della musica, diventa un omaggio a Bob Dylan, fresco Premio Nobel per la Letteratura 2016. Giovanni Cerutti, direttore dell'Istituto Storico della Resistenza "Piero Fornara", ha curato il libro "Play a song for me". Torna in libreria, per essere di forte attualità, il testo dedicato a chi ha "creato - questa la motivazione con cui si è espressa l'Accademia di Stoccolma - una nuova poetica espressiva all’interno della grande tradizione canora americana": il volume di Interlinea (104 pagine, 12 euro), con testimonianze di Fabrizio De André, Bruce Springsteen, Richard Gere e Francesco Guccini, «è uscito nel 2011 - spiega Cerutti, che alla commistione parole-musica ha dedicato altre pubblicazioni -, in occasione dei 70 anni del cantautore. L'idea era quella di raccogliere testimonianze celebri di persone che lo avessero conosciuto o si fossero ispirate a lui, sul modello delle laudatio. Abbiamo scelto il materiale organizzando il volume in due parti: nella prima i ricordi di Fernanda Pivano, Joan Baez e Bruce Springsteen di cui abbiamo pubblicato un pezzo ripreso a suo tempo dall'inserto culturale del Sole 24 Ore, la prima traduzione del discorso fatto nel 1988 quando Bob Dylan fu ammesso al Rock and Roll Hall of Fame and Museum presentato appunto da un altro artista (nella traduzione dello stesso Cerutti, ndr). In questa parte c'è anche una testimonianza di Richard Gere quando andava al liceo e ascoltava le canzoni di Dylan. Nella seconda la voce dei nostri cantautori, come Fabrizio De Andrè e Francesco Guccini, quelle di Stefano Benni e di Patrizia Valduga che ha tradotto una canzone di Dylan, "Love Minus Zero/no Limit”». I testi inseriti provengono da riviste o altre pubblicazioni. «Nell’introduzione – ancora il curatore – mi sono soffermato sull’importanza della canzone di Dylan, in quel momento storico, quale riflessione sulla condizione umana». Comunicata la decisione, è divampata la polemica. Perché il Nobel non a uno scrittore “puro”? Gianni Cerutti è schierato con l’Accademia: «Un grande riconoscimento per due motivi: Dylan è il più grande scrittore di canzoni che sia riuscito a creare un mondo poetico. E la canzone è a tutti gli effetti uno dei modi in cui si esprime la letteratura, non solo ai nostri giorni. Pensiamo per esempio alla poesia antica e alla sua riattualizzazione. La canzone e la poesia di Dylan si collocano in un momento decisivo della storia del Novecento cantato così bene al punto che è diventato un modo di guardare ai problemi dell’uomo contemporaneo. Per primo lui ha preso coscienza della possibilità di usare la canzone come strumento letterario. Si è dedicato alla prosa, al romanzo, alla poesia e solo dopo alla canzone come se fosse qualcosa di inferiore a cui preferire i classici strumenti letterari. Poi ha dato dignità letteraria alla canzone, al fianco di altre forme che hanno alle spalle una tradizione ben più vasta. Ripercorrendo la tradizione di Omero, Saffo e dei trovatori. Pezzi, i suoi, che vanno sì ascoltati ma quel modo di cantare le cose è letteratura a tutto tondo». Sugli scaffali, sempre con Interlinea, anche "Parole nel vento. I migliori saggi critici su Bob Dylan" (a cura di Alessandro Carrera, suo traduttore), un volume che rilegge, attraverso saggi inediti, una carriera straordinaria.

Eleonora Groppetti

 

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