Escort nei locali dell'aronese: confermate le accuse non l'entità delle pene
Confermato il merito della vicenda, annullate le condanne di primo e secondo grado “soltanto” per quanto riguarda l’entità delle pene

Escort nei locali dell'aronese: confermate le accuse non l'entità delle pene. Il processo, lo ricordiamo, riguarda anche l'ex vice sindaco di Arona Massimiliano Janowschi difeso dagli avvocato Lorenzo Sozio e Manuel Sarno.
Escorto nei locali dell'aronese
“Poker d’Assi”: confermati l’impianto accusatorio e le risultanze dei processi, non l’entità delle pene. Martedì 17 settembre la Corte di Cassazione si è espressa sui ricorsi presentati delle difese, rimandando nuovamente il fascicolo alla Corte d’Appello di Torino per alcune questioni tecniche. L’inchiesta della procura novarese -ribattezzata appunto “Poker d’Assi” e conclusasi nel 2006- aveva portato alla chiusura di quattro locali a Castelletto Ticino, uno a Paruzzaro e uno ad Arona. Locali in cui, secondo l’accusa, ballerine-spogliarelliste si prostituivano, anche con esponenti delle forze dell’ordine che, per una sorta di accordo corruttivo implicito coi gestori, chiudevano un occhio.
La faccenda, sempre stando all’accusa, era andata avanti per 13 anni. Nell’aprile 2018, 10 anni dopo i fatti e sei dopo la sentenza di primo grado emessa a Novara nel 2012, l’Appello aveva inflitto 18 condanne per un totale di 75 anni di carcere. Diversi personaggi di spicco, tra cui anche Massimiliano Janowschi, ex vice sindaco di Arona. «Uno spaccato vergognoso e sporco in cui è stata tradita la fiducia dei cittadini per la divisa», avevano detto gli inquirenti. I difensori di agenti della Polstrada di Romagnano Sesia e carabinieri della Compagnia aronese -poi trasferiti in altre zone- avevano dal canto loro puntato il dito sull’inattendibilità delle versioni fornite dalle giovani ballerine-spogliarelliste: «Volevano vendicarsi». E così avevano presentato ricorso a Roma.
La decisione dei giudici capitolini
La Suprema Corte ha di fatto confermato il merito della vicenda, annullando le condanne di primo e secondo grado “soltanto” per quanto riguarda l’entità delle pene -ritenute perciò troppo elevate- o la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche. La parola torna all’Appello. Punteranno tramite i loro legali ad uno sconto di pena a Torino i cosiddetti “civili”, ovvero persone non appartenenti alle forze dell’ordine: Cesare Pastanella (6 anni e 6 mesi, ritenuto uno dei capi); Massimiliano Janowschi (4 anni e 6 mesi, collaborava con un locale); Maja Martinovic (3 anni e mezzo, cassiera). E gli “uomini in divisa”: Gabriele Schiavone (5 anni e 3 mesi); Fabio Pettinicchio (5 anni, un mese e 15 giorni); Vladimiro Marra e Alessandro Lotta (5 anni); Stefano Baggio, Corrado Bertona, Calogero Calì, Paolo Donati, Angelo Esposito, Ciro Mirante e Davide Piscopiello (4 anni e 9 mesi ciascuno). E’ stata dichiarata la prescrizione del reato per Alessio Luci, mentre la sentenza è definitiva (1 anno e 6 mesi con la condizionale) per Cristian Cavicchio, collaboratore di uno dei locali incriminati e per il poliziotto Massimiliano Sirsi (4 anni e 9 mesi).